Tyrande nacque nella città elfica di Suramar, sull’antico continente di Kalimdor che originariamente comprendeva tutte le terre emerse del pianeta. I due suoi amici più vicini erano Malfurion e Illidan Stormrage due fratelli gemelli. Crescendo, Tyrande si avvicinò alla sorellanza di Elune, divenendo in seguito una sacerdotessa novizia. Malfurion nel frattempo imparava le arti druidiche dal semidio Cenarius mentre Illidan si interessava al mondo delle arti arcane. Quest’ultimo inoltre inoltre era innamorato di della sua amica, cosa di cui sia lei che Malfurion erano all’oscuro. Loro due, oltretutto, erano a loro volta innamorati l’uno dell’altra.
Allo scoppiare della Guerra degli Antichi, Tyrande aiutò a convincere Illidan a lasciare gli Eletti, ovvero gli utilizzatori di magia seguaci della Regina Azshara, e lo aiutò a controllare la sua dipendenza dalla magia cercando Cenarius. Quando lo trovarono, ricevettero il supporto dello Stormo dei Draghi Rossi di Alexstrasza per la lotta contro la Legione Infuocata. Fu durante la guerra che divenne chiaro che Tyrande era la più adatta ad utilizzare il potere di Elune e che fosse quindi, la prediletta della dea. Durante la guerra Tyrande fu anche una figura di riferimento per Shandris Feathermoon, una giovane elfa rimasta orfana, con un’eccezionale abilità di arciera. Nella seconda metà del conflitto, con la morte dell’alta sacerdotessa Dejahna per mano della Legione Infuocata, Tyrande fu designata come successore, e accettò il ruolo con non poca riluttanza, non considerandosi adatta a guidare gli Elfi della Notte. Ad un certo punto, Tyrande fu rapita, proprio sotto gli occhi di Malfurion, da un gruppo di satiri guidati da Lord Xavius, il più alto consigliere della Regina Azshara, reso da Sargeras il primo dei Satiri. Protetta da Elune, Tyrande non poteva essere ferita in alcun modo, ma ciò non impedì agli uomini della regina di rinchiuderla in una cella dove, poco dopo, venne visitata da Azshara in persona e da una sua ancella, Lady Vashj.
In qualche maniera colpita da Tyrande, Azshara le offrì di diventare anch’ella un’ancella della Regina. Tyrande rifiutò immediatamente ma Vashj, che era ossessionata dall’essere la favorita di Azshara, si convinse che la sacerdotessa volesse scalzarla dalla sua posizione e da quel momento tentò più volte di ucciderla. Anche uno degli Eletti, Dath’Remar Sunstrider (antenato di Kael’thas), fece visita a Tyrande molto spesso: un largo gruppo di Eletti non si fidava più nè di Azshara nè dei demoni della Legione, ed erano stufi di lavorare giorno e notte senza riposo né cibo per evocare altri demoni ad Azeroth. Tyrande incoraggiò questa scontentezza più che poté, fino a che Dath’Remar non le offrì di fuggire dal palazzo assieme a loro, se in cambio avesse parlato con gli altri elfi, che oramai consideravano gli Eletti dei traditori.
Convinta che Dath’Remar e gli altri meritassero una seconda possibilità, accettò. Durante la fuga, Tyrande fu afferrata da un demone che la sollevò da terra: piuttosto che morire senza lottare, uccise il demone a mezz’aria, ma un incantesimo le impedì di sfracellarsi al suolo: si trattava di Illidan che le aveva quindi salvato la vita. Successivamente Tyrande, Malfurion e le forze della Resistenza decisero di distruggere il Pozzo dell’Eternità, dentro cui si trovava il portale: tuttavia, Illidan non era affatto d’accordo con il piano e riuscì ad avvertire Azshara delle intenzioni distruttive dei ribelli. Questo portò a un grande scontro tra Malfurion e Azshara, con la Regina che usò sconsideratamente le energie del Pozzo contro l’arcidruido. Comunque, il piano riuscì, causando il collasso del Pozzo dell’Eternità e la conseguente Grande Separazione, che spezzò il continente in diversi altri, formando Northrend a nord, i Regni Orientali ad est e Pandaria a sud, mentre le energie del Pozzo, avrebbero continuato a sferzare il centro del pianeta, formando il Maelstrom e cambiando per sempre Azeroth.
Tyrande sopravvisse al cataclisma, e guidò poi la sua gente fino al Monte Hyjal. Qui scoprirono che Illidan aveva corrotto il lago sulla cima del monte con delle fiale d’acqua magica presa dal Pozzo dell’Eternità, perché non voleva rinunciare al potere magico che aveva. Illidan venne fatto rinchiudere in una prigione sotterranea, detta Barrow Deeps, e, da quel momento in poi, conosciuto con il nome di Traditore, ma memori della Grande Separazione gli elfi non osarono distruggere il nuovo Pozzo.
Sopra di esso, invece, gli Aspetti Draconici Alexstrasza, Ysera e Nozdormu usarono i loro poteri combinati per piantare un gigantesco Albero del Mondo, chiamato Nordrassil. Tyrande e gli elfi ricominciarono lentamente a ricostruire la loro società. In seguito all’esilio di quelli che sarebbero diventati gli Alti Elfi, Malfurion e tutti i druidi si riunirono al Sogno di Smeraldo, cadendo in un sonno perenne e lasciando Tyrande da sola. La sacerdotessa riformò così le Sentinelle, un corpo di sole donne guerriere diretto dalla sorellanza di Elune e si occupò di sorvegliare le terre dove vivevano con l’aiuto dei figli di Cenarius: i custodi del bosco e le driadi. Questo periodo, durato diecimila anni, divenne noto come “la lunga veglia“.
Il tempo e i millenni passarono veloci e un giorno, le Sentinelle Foglia d’Ombra, guidate da Shandris, fecero ritorno al Monte Hyjal per avvertire che Cenarius era stato assassinato da invasori dalla pelle verde arrivati dall’altra parte del mare: si trattava degli orchi del clan Warsong, salpati dai Regni Orientali insieme ad altri clan e mandati a raccogliere legname dal capo dell’Orda, Thrall. Essi non sapevano di stare profanando i territori degli Elfi della Notte e, una volta attaccati dalle Sentinelle, per difendersi avevano bevuto il sangue del demone Mannoroth diventando così delle creature feroci e demoniache. Tyrande percepì la presenza del male, ma non riuscì ad identificare cosa fosse: Shandris suggerì che poteva trattarsi solo degli Orchi, ma la sacerdotessa sapeva che qualcosa di più pericoloso covava sullo sfondo. Ciononostante, ordinò comunque di attaccarli.
Oltre agli Orchi, ben presto la foresta di Ashenvale fu colonizzata anche dagli umani. Sia gli uni che gli altri vennero però ben presto sopraffatti da orde di non morti e demoni. Tyrande ordinò così la ritirata delle truppe, ma i non morti – che erano guidati da Archimonde – sterminarono le Sentinelle e la stessa sacerdotessa stessa riuscì a salvarsi per un pelo. Avvertita Shandris, cominciò ad organizzare una resistenza. Per prima cosa, Tyrande si recò al Moonglade per svegliare Malfurion prima che egli venisse raggiunto dalle forze del Flagello dei non morti guidato dal nathrezim Tichondrius. Malfurion capì che l’intenzione di Archimonde era di attaccare Nordrassil, per rubarne le energie e acquisire poteri divini. I due si decisero così di risvegliare anche i druidi dell’artiglio. Qui incapparono anche in diversi Fulborg, una razza di mezz’orsi corrotti dalle forze della Legione, e furono costretti ad eliminarli.
Successivamente, Tyrande e Malfurion si diressero a Barrow Deeps per risvegliare i druidi dell’unghia. Ma qui si trovava anche altro: la prigione di Illidan e nonostante le suppliche di Malfurion, Tyrande decise di liberarlo, credendolo ormai redento. Le Guardiane, guidate dal custode della selva Califax e da Maiev Shadowsong, cercarono di fermarla, ma lei le sconfisse e riuscì a farsi strada fino alla cella dove si trovava il Traditore. Una volta tornato libero dopo diecimila anni ed aver accettato di aiutare Malfurion solo per amore di Tyrande, Illidan si diresse nella regione di Felwood per combattere contro la Legione, ma ben presto Tyrande e Malfurion ricevettero la notizia che il cacciatore di demoni stava subendo il pesante attacco di Tichondrius.
Raccolte le loro forze accorsero ad aiutarlo, ma una volta giunti scoprirono che Iliidan era riuscito da solo a sconfiggere il Flagello e ad uccidere il Nathrezim ma per farlo, aveva consumato il potere del Teschio di Gul’dan, un manufatto malvagio che l’aveva trasformato quasi in un demone. Inorridita, Tyrande non fece alcuna obiezione quando Malfurion bandì per sempre Illidan dalle terre dei Kaldorei.
Poco tempo dopo, Malfurion portò Tyrande in una piccola radura ad Ashenvale, in cui gli era stato detto di recarsi in sogno da un misterioso Profeta. Lì incontrarono i leader degli Umani e degli Orchi, la maga Jaina Proudmoore e il Warchief dell’Orda Thrall. Tyrande tentò di scacciarli, ma improvvisamente il Profeta apparve, per rivelare a tutti di essere Medivh, l’ultimo Guardiano di Tirisfal. Medivh li informò che il pericolo che correvano era troppo forte, e che per combatterlo avrebbero dovuto coalizzarsi. Nonostante la morte di Cenarius la rendesse ancora restìa a fidarsi di loro, Tyrande ebbe poca scelta ed organizzò assieme a quei insoliti alleati la difesa del Monte Hyjal.
Tyrande, Malfurion e Shandris aiutarono a difendere la base di Jaina fino a che non venne sopraffatta, poi si spostarono in quella di Thrall fino a che anch’essa non cedette. Alla fine, Archimonde stesso attaccò la base degli Elfi della Notte, giungendo ai cancelli che lo separavano da Nordrassil. L’eredar, troppo sicuro di sé, cominciò ad assaltare l’Albero del Mondo senza curarsi degli spiriti della foresta che si stavano raccogliendo attorno a lui: ad un segnale di Malfurion, essi lo aggredirono in massa ed esplosero. Archimonde venne distrutto all’istante, ma anche Nordrassil venne carbonizzato, facendo perdere così per sempre l’immortalità agli Elfi della Notte. Dopo la vittoria, i tre schieramenti alleati si separarono, e gli elfi si ritirarono di nuovo ad Ashenvale per iniziare a curare i danni causati dalla Legione.
Diversi mesi dopo Tyrande e Malfurion vennero contattati da una staffetta inviata da Maiev Shadowsong, la guardiana di Illidan che non aveva rinunciato alla sua cattura ma che ora si trovava in grave difficoltà sotto l’attacco delle forze del Traditore. Organizzati i rinforzi, giunsero alle Isole Disperse dove salvarono le truppe di Maiev dai naga di Illidan: Maiev fu molto contenta di vedere Malfurion, mentre trovò fastidiosa la presenza di Tyrande, che considerava la responsabile della fuga di Illidan, nonché dell’omicidio delle Guardiane che lo sorvegliavano, affermando che avrebbe dovuto essere rinchiusa nelle viscere della terra assieme al Traditore. Tyrande si difese e disse che non aveva diritto di giudicarla, ma Malfurion le zittì prima che la discussione potesse degenerare. Più tardi Tyrande ebbe modo di confrontarsi con Illidan stesso, che le disse di volerle mostrare il suo potere. La sacerdotessa ribatté che la magia arcana non poteva rimpiazzare la vera forza interiore, e per questo aveva preferito Malfurion a Illidan. oltre a confessare di aver capito di aver fatto un errore liberandolo. Dopo la vittoria degli elfi sui naga, Illidan riuscì comunque a fuggire.
Tyrande, Malfurion e Maiev salparono un’altra volta, arrivando sulle coste di Lordaeron. Essendo devastata dal Flagello dei non morti, Malfurion decise di restare per cercare di risanare la foresta, lasciando così le due elfe da sole. A loro si unì poco dopo il principe degli Elfi del Sangue Kael’thas Sunstrider con la sua gente, che stava fuggendo dalla sua terra invasa dal Flagello. Li accompagnarono fino ad un villaggio vicino, nella regione di Silverpine, dove li attendeva un’imboscata dei non morti. Tyrande ordinò agli elfi del sangue e a Maiev di oltrepassare il ponte sul vicino fiume Arevass, e rimase a guardar loro le spalle. Invocando una pioggia di stelle, la sacerdotessa sterminò le forze nemiche, ma il ponte cedette e Tyrande venne portata via dalle acque del fiume. Maiev insistette per continuare ad inseguire Illidan, così lei e gli elfi del sangue se ne andarono. Ritrovatasi con pochi dei suoi soldati, Tyrande arrivò su un’isola, circondata e assaltata in continuazione dalle forze dei non morti. Con sua grande sorpresa, Illidan si fece strada fino a lei, aprendo un portale e conducendo le elfe in una radura sicura.
Lì Tyrande scoprì che Malfurion ed Illidan avevano unito le forze per salvarla. Il druido disse a suo fratello che le sue azioni gli avevano salvato la vita, ma che non gli sarebbe più stato permesso di minacciare gli elfi.
Tornati a casa, Tyrande e Malfurion aiutarono la loro gente a ricostruire i villaggi e, per un breve tempo, governarono insieme gli Elfi della Notte, spostando la loro residenza su un’isola dove sorgeva Teldrassil, il nuovo Albero del Mondo e fondando qui la capitale elfica di Darnassus. Tuttavia, ben presto Malfurion cadde di nuovo nel Sogno di Smeraldo, restandovi per molti anni. Tyrande si ritrovò così a dover collaborare con il nuovo arcidruido che aveva preso il posto dell’amato, Fandral Staghelm, con il quale comunque, ebbe numerosi diverbi. Passarono così quattro anni da quando le razze mortali si erano unite ed insieme avevano sconfitto la Legione Infuocata. Tuttavia, nonostanze Azeroth fosse stato salvato, le tensioni tra Orda ed Alleanza erano tutt’altro che cessate. Così, durante questo periodo di “guerra fredda”, gli Elfi della Notte, capendo che non potevano restare da soli, decisero di schierarsi con l’Alleanza.
Qualche tempo dopo, Tyrande ricevette la visita di uno dei discepoli di Malfurion, Broll Bearmantle, che si recò al Tempio della Luna insieme ad un umano, il gladiatore Lo’gosh. A cena, il gladiatore raccontò alla sacerdotessa la sua storia e di come egli fosse vittima di un’amnesia. Percependo della magia oscura sulla malattia di Lo’gosh, Tyrande decise di mandare i due sull’isola di Theramore, per cercare la consulenza di Jaina. Intanto su Azeroth, sempre più persone erano intrappolate in un sonno eterno e pieno di incubi, provocato da un male che attanaglia il Sogno di Smeraldo, cioè l’Incubo di Smeraldo. Un giorno, Tyrande ricevette una visione che la informa che il suo amato Malfurion stava per morire; egli era da diversi anni intrappolato nel Sogno di Smeraldo, e nemmeno i draghi verdi, custodi del Sogno erano riusciti a rintracciarlo. Fandral dunque, convocò tutti i druidi a Teldrassil, allo scopo dichiarato di guarire l’Albero del Mondo dal male che lo aveva corrotto, e così facendo liberare Malfurion. Tyrande tuttavia, scettica riguardo al piano di Fandral, lasciò la sua figlia adottiva Shandris a governare Darnassus e, assieme a Broll, si diresse a Ashenvale, dove si trovava un portale per il Sogno di Smeraldo.
Lungo il tragitto si unì a loro Lucan Foxblood, un cartografo umano che aveva l’abilità di entrare e uscire quasi a piacere dal Sogno. I tre furono pedinati da Thura, un’orchessa armata con un’ascia magica forgiata da Cenarius, che voleva vendicare suo zio Broxigar, credendo che quest’ultimo fosse stato ucciso a tradimento da Malfurion. Nel frattempo, nell’Incubo, Malfurion veniva torturato senza sosta dal “Signore dell’Incubo”, una maschera dietro alla quale si celava lord Xavius, il quale stava sfruttando i poteri di Malfurion per lanciare l’attacco dell’Incubo su Azeroth.
Il gruppo di Tyrande riuscì ad accedere al Sogno grazie al riluttante aiuto di Eranikus, il consorte corrotto di Ysera, solo per scoprire che vaste aree del Sogno e loro abitanti erano stati corrotti dall’energia malvagia dell’Incubo. Thura, che era stata attirata lì da Malfurion proprio a questo scopo, riescì a liberare Malfurion da Xavius utilizzando l’ascia incantata, ma fuori dal Sogno tutti coloro che sono caduti vittima dell’Incubo diventarono sonnambuli e attaccarono quelli che erano rimasti svegli. Grazie al sacrificio di Eranikus, e dopo una lotta estenuante, Malfurion riescì a distruggere Xavius, liberando così i dormienti dal loro sonno. Nel frattempo, il tauren Hamuul Runetotem, Shandris e Broll scoprirono che anche Fandral era stato corrotto dall’Incubo, e che era stato lui stesso a dare il via alla corruzione di Teldrassil fin dal momento in cui l’Albero del Mondo era stato piantato. L’arcidruido folle venne neutralizzato e imprigionato al Moonglade.
Dopo queste vicende, Tyrande e Malfurion si sposarono a Darnassus, e Alexstrasza e Ysera benedissero Teldrassil. Qualche anno dopo, l’Aspetto della Morte Deathwing, fece il suo ritorno ad Azeroth, provocando il Cataclisma. Un giorno, arrivò ad Darnassus la notizia che il Re dei Nani di Ironforge, Magni Bronzebeard, era rimasto pietrificato durante un rituale con il quale voleva cercare di guarire la terra e così, la sacerdotessa e Malfurion partirono alla volta della capitale nanica per presenziare al cerimoniale in onore di Magni. Fu qui che Tyrande incontrò per la prima volta il giovane Principe di Stormwind Anduin Wrynn, figlio di Re Varian che altri non era che quel Lo’gosh che aveva conosciuto tempo prima.
Intanto, Tyrande era sempre più preoccupata da tutti i disastri naturali che il Cataclisma aveva scatenato, ed anche l’incolumità di Shandris, che percepiva essere in pericolo, la tormentava. Così, nonostante il consiglio di Malfurion di restare a Darnassus durante quei tempi così pericolosi, Tyrande decise di andare alla ricerca della figlia adottiva e di portarla in salvo. Ben capendo che niente avrebbe fatto cambiare idea alla moglie, Malfurion decise di seguirla sulle rive dell’Isola di Sardor, sito della Fortezza dei Feathermoon. Le preoccupazioni di Tyrande si rivelarono corrette ed infatti i due trovarono la fortezza sotto attacco da parte dei Naga. Unendo le forze, marito e moglie si liberarono facilmente dei naga, e Tyrande stessa uccise Lady Szenastra, la naga a capo di quell’attacco. Tuttavia, addentrandosi nella Fortezza, Tyrande trovò Shandris gravemente ferita. Chiedendo disperatamente l’aiuto di Elune e grazie anche ai poteri curativi di Malfurion, i due elfi furono comunque in grado di salvare la figlia adottiva.
Successivamente, per tutto il periodo del Cataclisma, Tyrande, ora insieme a Malfurion, guidò gli Elfi della Notte da Darnassus, accogliendo anche in città,i rifugiati Worgen ed il loro Re Genn Greymane, fuggiti da Gilneas, chiedendo anche il loro aiuto nel combattere l’Orda, ora sotto il comando di un nuovo Warchief: Garrosh Hellscream. Tuttavia, durante questo periodo, Tyrande e Malfurion si resero conto di come l’Alleanza avesse bisogno di un leader forte e carismatico, che fosse in grado di guidare la fazione. I due organizzarono così un summit, invitando tutti i leader dell’Alleanza con non solo lo scopo di far entrare i Worgen di Gilneas all’interno d’essa, ma anche per vedere se qualcuno sarebbe emerso come leader per guidarla.
Poco dopo tuttavia, a Tyrande fu comunicato che Garrosh aveva lanciato un massiccio attacco su Ashenvale e prontamente, la sacerdotessa organizzò subito la difesa della foresta, con tutti i rinforzi possibili da tutta l’Alleanza. Tyrande guidò in prima persona la controffensiva e, arrivata ad Ashenvale, vide la foresta avvolta da una nebbia provocata da delle macchine dei Goblin, ora alleati dell’Orda. Ma la Sacerdotessa sapeva bene di avere Elune dalla sua parte: usando il potere della luce della dea, non solo riuscì a dissipare completamente la nebbia, ma anche ad accecare i soldati dell’Orda, permettendo così alle forze dell’Alleanza di decimare l’esercito invasore. Furioso, Garrosh Hellscream, che non aspettava altro che la discesa in campo della stessa Tyrande, localizzata la Sacerdotessa, scatenò un gigantesco Magnatauro contro l’esercito dell’Alleanza, esortando i propri soldati e concentrando i propri sforzi nell’uccidere Tyrande. Nel caos che ne scaturì, l’elfa fu ferita dagli arcieri dell’Orda e la battaglia stava per essere persa… fino a che non arrivò Re Varian, che insieme a Genn ed ai Worgen, ribaltò completamente le sorti dello scontro. Sotto la guida di Varian, che da quel momento in poi si erse a Comandante Supremo dell’Alleanza, l’Orda fu respinta. L’esercito alleato tornò così in trionfo a Darnassus, e qui, Tyrande e Malfurion si trovarono d’accordo nel nominare Jarod Shadowsong, fratello di Maiev, come nuovo capo delle Guardiane, e che Shandris lo avrebbe aiutato in questo compito.
Dopo questi eventi, fu organizzato un nuovo summit, che portò all’introduzione nell’Alleanza dei Worgen. Tempo dopo, quando Alleanza ed Orda si trovarono a collaborare per detronizzare Garrrosh, Tyrande guidò le forze elfiche verso Orgrimmar, la capitale dell’Orda e sede di Garrosh. Tuttavia, la sacerdotessa tenne a specificare al troll Vol’jin che le sue armate combattevano per Kalimdor e per l’Alleanza, non certo per salvare lui o l’Orda. Alla fine, Garrosh fu sconfitto, imprigionato e portato sul continente di Pandaria, dove sarebbe stato sottoposto a processo.
Tyrande assunse il ruolo di accusatrice di Hellscream, sebbene Malfurion temeva che questo processo avrebbe cambiato la moglie. Grazie ad un oggetto chiamato Visione del Tempo che poteva mostrare gli eventi, Tyrande mostrò molti eventi a sostegno delle accuse contro Garrosh sia durante il Cataclisma che durante le campagne a Pandaria, come le minacce verso i suoi alleati Vol’jin e Sylvanas Windrunner, la distruzione di Theramore e molti altri crimini che potevano esser fatti risalire a lui. Per tutto il processo, quasi la totalità dei presenti ebbe la convinzione che le motivazioni di Tyrande fossero più che sufficienti per una condanna dell’ex Warchief. Tuttavia, Hellscream, temendo una condanna capitale, grazie all’aiuto di un drago bronzeo, riuscì a scappare ed a rifugiarsi nel passato. Tyrande comunque, venne subito dopo a conoscenza che la giuria non aveva nemmeno per un istante pensato di condannare a morte Garrosh e che, sebbene la stessa giuria fosse compiaciuta dal suo desiderio di giustizia, essi si trovavano in disaccordo con lei, dichiarando che per qualsiasi reato a chiunque doveva essere data la possibilità di redimersi. Redenzione che ovviamente non poteva avvenire se si uccideva il soggetto.
Tempo dopo, la Legione Infuocata iniziò la sua terza invasione di Azeroth, e Tyrande presenziò al funerale di Re Varian, morto nella battaglia sulle Isole Disperse e alla successiva incoronazione di Anduin a Re di Stormwind e Comandante Supremo dell’Alleanza. Inoltre, la sacerdotessa suggerì al neo-re di accettare gli Illidari, i cacciatori di demoni con a capo Illidan, all’interno dei ranghi dell’Alleanza. Successivamente, dopo aver ricevuto una visione di Malfurion, Tyrande si recò alle Isole Disperse per trovare una terribile sorpresa: Lord Xavius era tornato e non solo! Era anche riuscito a corrompere Ysera e ad imprigionare Malfurion. Infuriata, Tyrande prese a rincorrere Xavius ed alla fine riuscì a raggiungere la prigione di Malfurion. Ma ad attenderla, c’era proprio il Satiro che aspettava quel momento da millenni. Xavius dette quindi un ultimatum a Tyrande: poteva stare lì ad assistere agli ultimi momenti di vita del marito, oppure tornare indietro al Tempio di Elune che le forze di Xavius stavano per attaccare. Nonostante la decisione l’addolorasse tremendamente, Tyrande scelse di difendere il Tempio. La Sacerdotessa fu costretta ad una dolorosissima battaglia contro la corrotta Ysera che portò alla morte dell’Aspetto del Sogno.
Poco tempo dopo, Tyrande partecipò all’assedio della Rocca della Notte, una roccaforte dove un Gul’dan proveniente da una diversa linea temporale si era rifugiato nel tentativo di evocare Sargeras su Azeroth, usando il corpo di Illidan come tramite per il Titano Oscuro. Qui, la Sacerdotessa di Elune assistette alla morte di Gul’dan per mano dello stesso Illidan che, ironicamente, si ritrovò ancora una volta con il Teschio dello stregone tra le mani, decidendo stavolta di distruggerlo, evitando così, gli errori del passato.
Il leggendario trio degli elfi della notte comunque, sarebbe stato, di lì a poco, definitivamente diviso. Illidan si sarebbe infatti “offerto volontario” per essere il carceriere di Sargeras. Il cacciatore di demoni però, non si dimenticò del suo grande amore, dedicando a Tyrande un toccante messaggio d’addio.
Due anni dopo la sconfitta del Titano Oscuro e della Legione, tuttavia, un catastrofico evento sconvolse Azeroth e gli Elfi della Notte. Era infatti era infatti sul punto di scoppiare un nuovo conflitto, la Quarta Guerra.
Dopo essere stati informati dei rapporti dell’SI:7 secondo cui l’Orda stava discutendo animatamente al suo interno sulla conquista di Silitus, Tyrande Re Anduin concordarono nel ritenere questa notizia come un’indicazione che l’Orda stesse usando l’Azerite come arma, progettando di assicurarsi il monopolio delle risorse minerali di Kalimdor. Con le perdite subite dai Draenei dalla Campagna di Argus, gli Elfi della Notte rimasero la presenza più consistente dell’Alleanza a Kalimdor per rispondere all’aggressione dell’Orda.
Tyrande stessa iniziò così a radunare segretamente un esercito di Elfi della Notte a Feralas per intercettare le forze dell’Orda nel caso avessero marciato verso Silitus. Dopo che ulteriori rapporti indicarono che il Warchief Sylvanas aveva appoggiato la campagna militare, Tyrande e gli altri leader dell’Alleanza deliberarono sulla loro linea d’azione. La sacerdotessa dichiarò che, con l’approvazione dell’Alleanza, il suo esercito sarebbe stato pronto a scoraggiare la campagna dell’Orda. Alla fine Re Anduin diede il suo appoggio allo schieramento delle truppe degli Elfi della Notte.
Ma mentre Tyrande si trovava a Stormwind per aiutare nella pianificazione della guerra imminente e con la flotta degli Elfi della Notte in rotta verso Silitus, l’Orda vide un’opportunità per attaccare Ashenvale, difesa dal “solo” Malfurion.
Quando la notizia dell’invasione dell’Orda arrivò nella capitale umana, i leader dell’Alleanza si resero conto che la fazione rossa li aveva ingannati, inducendoli a indebolire le difese di Ashenvale. I leader si coordinarono così tra loro per accogliere il maggior numero possibile di rifugiati e per rafforzare il fronte di guerra nella foresta sacra dei Kaldorei. Tyrande aveva intenzione di combattere al fianco di Malfurion il prima possibile, ma doveva al contempo occuparsi dei bisogni dei rifugiati evacuati a Stormwind prima di poter partire per Kalimdor. Sebbene turbata dalla difficile situazione del suo popolo, la sacerdotessa fu sollevata dal coraggioso impegno dei suoi alleati per il benessere del suo popolo e a sua volta assicurò loro che anche se la sua città fosse caduta o conquistata, l’Alleanza non si sarebbe divisa.
A un certo punto, nelle ultime fasi di quella che sarebbe passata alla storia come Guerra delle Spine,la difesa di Malfurion fallì e l’Orda riuscì ad invadere le terre degli Elfi della Notte. Nel frattempo, rientrata a Darnassus, Tyrande tenne un discorso motivazionale per migliorare il morale della sua gente prima di salire in sella al suo ippogrifo e mettersi alla ricerca dell’amato.
Anche questo caso la sacerdotessa pregò Elune, che illuminò un raggio di luna dal cielo per indirizzarla verso il marito. Tyrande arrivò in loco per vedere Malfurion alla mercé di Varok Saurfang, ma il vecchio orco aveva colpito l’arcidruido alle spalle mentre questi combatteva contro Sylvanas, cosa che trovava disonorevole, e non riusciva a convincersi a uccidere Malfurion. Tyrande arrivò giusto in tempo per curare la grave ferita del marito e salvarlo dall’orlo della morte. Per aver risparmiato la vita di Malfurion, Tyrande permise a Saurfang di vivere e portò l’elfo a Stormwind con la pietra del focolare che Anduin le aveva fornito, non prima di aver istruito un avventuriero dell’Alleanza di occuparsi di Darnassus durante l’occupazione dell’Orda.
Tuttavia, Tyrande non avrebbe mai potuto immaginare che solo qualche istante dopo, Sylvanas avrebbe ordinato di bruciare Teldrassil. Così la sacerdotessa si recò al Santuario del Mago per aiutare negli sforzi di evacuazione e vide Genn Greymane e sua moglie Mia salvare una bambina kaldorei. Tyrande chiamò Finel l’elfa sopravvissuta – ovvero “l’ultima” – poiché fu l’ultima elfa della notte a fuggire viva dal Rogo di Teldrassil.
Da quel momento in poi, scoppiò ufficialmente la Quarta Guerra e Tyrande avrebbe passato un lungo periodo accecata dalla vendetta nei confronti di Sylvanas. Dopo essersi scontrata con Anduin sulla risposta da dare all’Orda, la Sacerdotessa portò in prima persona la battaglia alla fazione rossa, combattendo al fronte di Rivafosca, nella quale si trovava il braccio destro di Sylvanas, Nathanos Blightcaller, a guidare le operazioni dei nemici.
Desiderosa più che mai di vendetta, Tyrande ricorse ad un antichissimo rituale per incarnare il leggendario Guerriero della Notte, ovvero colui (o in questo caso colei) che rappresentava l’avatar dell’ira di Elune. Con i nuovi poteri, Tyrande affrontò Nathanos, costringendolo alla fuga, ma riuscendo ad uccidere una delle Val’kyr di Sylvanas.
Ma la caccia al Warchief era appena iniziata…
IN ALTO: Tyrande Whisperwind. Illustrazione di Justin Thavirat