Nella patch ‘Fratture nel tempo’ è comparsa una quest legata a Chromie e allo stormo dei Draghi Rossi particolarmente contestata. I devs hanno ascoltato la massa, ma siamo sicuri che questo sia un bene?
DESCLAIMER: CONTIENE SPOILER MINORI DALLA PATCH 10.1.5 E DAL FILM ‘THE FLASH’
Sono appena rientrato dal cinema dove ho visto l’ultima fatica di Warner nata dal DC Universe: ‘The Flash’, il film dove un supereroe giovane, non troppo esperto ma tutto sommato molto simpatico fa qualche casino di troppo con le linee temporali e trasforma la realtà in una specie di piatto di spaghetti aggrovigliati – no, vi giuro, era Flash, non era Loki. No, non era neanche Spider-Man. No, neanche il Capitano Kirk. Vabbè, però siete dei rompiscatole! – Spinto da questa visione ho deciso, finalmente, di dare corpo a un articolo d’opinione che covavo da giorni, in realtà, ma che non avevo ancora avuto modo di mettere giù.
Per cui eccoci qui, io a scrivere e voi – quando il pezzo uscirà – a leggere. E diamine se sarà un pezzo piccantino. Andremo in un posto che probabilmente non a tutti piacerà, un po’ come quando dissi che la Blizzard mi aveva fatto odiare Sylvanas, o che non sanno cosa farsene di un pg potente come Malfurion, quando vi parlai in live di Arthas e dei villain di una storia che è meglio restino tali, a volte, senza che la moda del redemption arc ci privi della catarsi letteraria, della salvifica messa in scena di atti orribili. Ed è un bene che non vi piaccia dove stiamo per andare. Perché sapete che c’è? Solo quando qualcosa ci disturba, ci contraddice, ci fa star male, solo così nascono il confronto e la crescita. Ma, come al solito, sto divagando. O forse no, se penso a quello che sto per scrivere.
Partiamo anzitutto da quello che è successo. In una delle ultime build PTR di ‘Fratture nel Tempo’, la prossima patch di World of Warcraft in uscita il 12 Luglio, c’era un’interessante questline da svolgere per conto di Chromie che ci avrebbe portato a confrontarci con diversi snodi temporali centrali della Storia di Azeroth. Come ormai dovreste sapere, specie se siete nostri lettori (o ascoltatori) da tanto, il compito di Chromie – in quanto drago bronzeo – è preservare la linea temporale principale. Il nocciolo dell’intera esistenza dei seguaci di Nozdormu è impedire che ci siano deviazioni da come sono andate realmente le cose secondo quella che viene considerata la Storia. Ebbene, nel corso della sequenza di missioni, a un certo punto viene chiesto al giocatore di tornare nell’epoca in cui Alexstrasza era prigioniera del clan di orchi Dragonmaw. Un periodo non particolarmente piacevole per la Regina dei Draghi, per usare un eufemismo. In quei lunghi anni, l’Aspetto della Vita fu costretto – tramite l’utilizzo dell’Anima dei Demoni e un paio di sapienti manipolazioni del caro Deathwing – a riprodursi contro la sua volontà con alcuni dei suoi consorti, anch’essi prigionieri, in modo da rifornire il clan Dragonmaw con giovani draghi rossi da usare in battaglia. Questo era il testo della missione:
Sostanzialmente, Chromie ci chiede – per preservare la linea temporale – di lasciare che Alexstrasza resti prigioniera e che i Dragonmaw la schiavizzino e abusino di lei. Una condizione che, lo ricordiamo, ha portato infine alla distruzione completa dell’Anima dei Demoni, uno degli artefatti più potenti e pericolosi che la Storia abbia mai visto, strumento tra le altre cose del genocidio dei Draghi Blu e della pazzia di Neltharion. Il popolo dell’Internet, di fronte a questa scelta, è insorto. Dopo tutte le cose che sono successe in Blizzard, dicono, come si fa a creare situazioni in game che indirettamente avallano violenze sessuali e abusi?
Una posizione sulla quale potrei anche essere d’accordo, se non fosse che nella stessa questline Chromie ci chiede di lasciare che Invincibile muoia – traumatizzando per sempre Arthas, che poi sarebbe diventato il Re dei Lich, autore di diversi genocidi in cui sono morte migliaia di persone – e letteralmente di assassinare diversi soggetti-chiave della Storia in modo che le cose vadano come è scritto che vadano. Se ne deduce, dunque, che nella scala valoriale dei social justice warriors la violenza sessuale (su una donna, lo voglio sottolineare: nessuno ha alzato gli scudi per difendere i consorti di Alexstrasza, che pure mi pare non fossero poi così felici di essere ridotti a degli schiavi da riproduzione) è un crimine ben peggiore dell’assassinio e del genocidio.
“Tutto ma non questo, è di cattivo gusto e poco appropriato!”, è stato il mantra di quei giorni. Quindi la Blizzard, sentendo aria dell’ennesima shitstorm che decisamente non si può permettere di gestire, fa marcia indietro abbastanza in fretta. E avvisa: “Tranquilli, grazie della segnalazione, sistemiamo noi”. A margine: molti utenti hanno comunque chiesto che venisse svolta un’indagine interna per capire come mai una simile quest potesse essere passata inosservata e mandata in PTR. Perché il problema con i cercatori di giustizia, l’aveva imparato un certo Robespierre, è questo: c’è sempre un altro colpevole da condannare, altri forconi da alzare, torce da accendere, un’altra testa da mozzare, ancora sangue da far scorrere, una nuova crociata, un nuovo nemico. Tutto nel nome della costruzione di un bel clima sereno e collaborativo, s’intende.
Comunque. Nell’ultima build del PTR la quest di Chromie è diventata questa:
Stavolta la nostra amabile gnometta di bronzo ci chiede di sistemare meglio un uovo di drago perché Rhonin lo trovi. E ha ben cura di sottolineare: “Questo scatenerà la serie di eventi che porterà alla liberazione di Alexstrasza dalla prigionia!”. Ecco, così si fa! Questo fanno gli eroi veri! Finalmente!, dice l’internet.
Inoltre, è stata cambiata anche la reazione della Regina dei Draghi, che nella precedente versione – accorgendosi dell’intervento esterno – lo accettava ugualmente, con sofferenza, dicendo: “So che preservare la linea temporale è un compito gravoso che richiede scelte difficili. Ma questo non significa che debba piacermi”; nella versione attuale, quella sembrerebbe definitiva, Alexstrasza invece accoglie il giocatore con gioia, senza proferir parola, ma lasciando intendere che è grata per quanto fatto.
Faccio una piccola deviazione e torno a ‘The Flash’. Non vi faccio spoiler dal film, per chi volesse vederlo – pochi, a giudicare dal box office. Male: andate, perché è un gran bel film – ma sostanzialmente Barry decide che con i suoi poteri può provare ad ‘aggiustare le cose’ e salvare la vita a sua madre. Quando ne parla con Bruce Wayne – dettaglio fondamentale: non con la leggenda, il mito, il simbolo, ma con l’uomo – lui, che di traumi e perdite ne sa qualcosa, gli offre una lezione molto semplice: le nostre cicatrici, i nostri dolori, se siamo capaci di non farci definire da essi, sono ciò che ci rendono quello che siamo.
Il trauma di Alexstrasza della prigionia, dell’abuso, del dolore di vedere i suoi figli morire in battaglia per una causa dissennata, è parte di lei. Parte di ciò che è diventata. Ed è stato necessario affinché dolori e mali molto più grandi venissero scongiurati. Certo: parliamo di un atto orribile, di una violenza che nessuna persona meriterebbe. Ma è parte fondamentale della finzione scenica che ci offre la Storia di Azeroth, tanto quanto la Medea della tragedia greca che uccide i suoi stessi figli e li offre in pasto al marito Giasone. Una storia truculenta di vendetta e livore, che però – non mi stancherò mai di ripeterlo – ci serve.
Il male esiste, e negarlo non lo farà scomparire. Storie come quella di Alexstrasza sono purtroppo comunissime, quasi all’ordine del giorno. I femminicidi hanno raggiunto numeri di piccoli conflitti. E allora perché dobbiamo far finta che queste cose non ci siano? Perché l’universo di fantasia di Azeroth dovrebbe essere il rifugio sicuro da questi avvenimenti, invece di un luogo per metterli in scena in maniera tutto sommato innocua ma utile per discuterne, per parlarne, in termini costruttivi? Alexstrasza oggi è la Regina e Madre dei Draghi. Ispirazione, guida e speranza per l’intero suo popolo. Ed è una donna che nella sua lunga vita ha subito perdite, abusi e violenze. Non trovate che sia una meravigliosa storia di rivincita, rinascita, di empowerment? Per quale motivo dovremmo semplicemente ignorare cosa le è accaduto? Perché ci conforta più far finta di niente invece di affrontare le cose come stanno?
Molti si sono scagliati sulla prima versione della quest anche perché Chromie non l’affrontava con la giusta gravitas. Quindi, perché la scelta di Blizzard è stata la via “Carini e coccolosi” invece di provare ad approfondire meglio la questione? Io credo non sia per un fatto di decenza. Non è neanche questione di public relations. La faccenda è ben più semplice: parlare come si deve di queste cose è scomodo, difficile, e richiede molto più impegno di una riscrittura in toni più edulcorati. Sia da parte degli autori, che da parte dei fruitori.
Ci siamo abituati a questo mondo di plastica, al pensiero che basta cancellare le righe di un libro per cambiare la realtà, che eliminare una frase, una parola, un account, un post, una quest significi anche eliminare le ragioni del perché quell’evento si è verificato. E, di conseguenza, eliminare il necessario momento in cui ci dovremo confrontare con esso e con quelle ragioni. Stiamo gradualmente dimenticando come si affrontano i traumi: preferiamo semplicemente cliccare su ‘Elimina’.
Prova a farlo anche Flash, nel film. Finché non capisce che certe cose sono punti immutabili nel tempo. Che Batman aveva ragione. E ce l’aveva anche sua madre. Che non si possono cambiare le cose, né quelle belle né quelle brutte, ma si può cambiare il modo in cui le affrontiamo. E che forse, alla fine, possiamo anche vincere i nostri traumi, se impariamo a migliorare e a non cedere alle versioni più oscure di noi stessi. Per questo Barry – ma anche Peter in No Way Home, per citarne un altro – fa la scelta che ogni vero eroe compirebbe: quella difficile, quella che gli costa più di ogni altra, quella che non avrebbe mai voluto fare ma che è l’unica sensata, quella scomoda, quella per la quale altrimenti rischierebbe – letteralmente: guardate il film! – di perdere sé stesso. Sceglie di andare avanti, di non cancellare, di non ignorare, di non far finta che le cose siano andate diversamente. Sceglie di accogliere il male come parte dell’esistenza, e di combatterlo a viso aperto. Senza nascondersi dietro un dito.
Perché, sapete: è proprio questo che fanno realmente i veri eroi.