Tutti i bambini del villaggio che erano seduti intorno al bardo fecero un gran chiasso quando quest’ultimo annunciò loro che avrebbe continuato a raccontare la storia al suo prossimo passaggio. Un vociare fatto di proteste e suppliche riempì l’aria ed una alla fine prevalse sulle altre. Era quella di Tyler, un bambino corpulento che si fece portavoce di tutti gli altri.
“Ma come sarebbe la prossima volta?!” urlò. “Come sarebbe, Volpe? Che significa per oggi basta? È ingiusto fermarsi a quel punto della storia, noi vogliamo sapere cosa succede dopo! Non se ne parla di aspettare il prossimo passaggio, che sarà tra un anno o chissà tra quanto, ammesso che sarete ancora viva! Devi continuare a raccontare!”
“Ormai è quasi sera”, spiegò la ragazza che alcuni chiamavano Volpe per via del suo cappelluccio avente una piccola coda dell’astuto animale. “Per voi piccoli è tempo di andare a dormire. O cosa penseranno poi gli adulti quando domani sembrerete dei non-morti sbadiglianti? Ve lo dico io cosa penseranno! Sionnach li ha tenuti svegli fino a tardi e ora cadono per terra dal sonno come sacchi di patate! E allora col cavolo che mi ospiteranno di nuovo nel villaggio la prossima volta! Mi manderanno via, senza nulla!”
I bambini risposero all’unisono, con le loro voci che si accavallavano.
“Ma che diciiiiiii!”
“Non è veroooo!”
“Ma no che non diranno così!! Continua a raccontare, per favore!”
Sionnach sospirò mentre le luci del tramonto si estendevano sulla campagna ed il sole si nascondeva dietro gli alberi.
“E va bene”, disse infine mentre riprendeva il liuto in mano e si risiedeva su un vecchio ceppo. “Tu però, Tyler, vammi a prendere qualcosa da mettere sotto i denti che ho fame. Gli altri intanto decideranno quale storia vogliono sentire. Ma pensateci bene!” li avvertì subito la ragazza. “Perché abbiamo tempo solo per una storia!”
“Ma tu hai sempre fame?” bofonchiò Tyler mentre si dirigeva lentamente verso le case del villaggio.
“Si, e quindi? Corri o non sentirai nessuna storia!” lo esortò Sionnach.
Intanto i bambini avevano di nuovo iniziato a strillare soverchiandosi a vicenda mentre proponevano la loro storia preferita.
“Silenzio, silenzio!” li rimproverò la Volpe picchiando un bastone a terra. “Vi ho detto di scegliere una storia, non di strillare come koboldi! Quindi? Avete deciso? Quale storia volete che vi racconti?”
“Quella di Reyra!”, propose Helenya, la più piccola del gruppo, seduta a terra mentre accarezzava un cagnolino. “Raccontaci di lei, Volpe. Di cosa ha fatto dopo che ha sconfitto il Diavolo. Mi piace tantissimo questa storia, perché da grande sarò anche io una paladina come lei.”
“Seh, sono favole per marmocchi come te Helenya!” la rimbrottò Gregor, un bambino più grande. “Tsk, il Diavolo.. ma chi ci crede! E tu, Volpe, lascia perdere Reyra e raccontaci invece di Kentel, lo sciamano! Poi è riuscito a salvare il suo mondo e la sua allieva? E che ha trovato lì?”
“State tutti zitti!” fece d’un tratto Frenbir, il figlio del fornaio, il più grande del gruppo “Siete proprio degli stupidi mocciosi, tutti. Se possiamo scegliere una sola storia, allora facciamoci raccontare qualche altra storia di Ser Æthelweard il Dorato. Piene di combattimenti ed eroismo! Raccontaci quella, Volpe!”
“Ma io voglio sentire di Reyra…” piagnucolò di nuovo Helenya.
“E anche io!” le fece eco Alyssra, sua sorella maggiore. “Voglio sentire della storia d’amore tra Reyra e la nobile oscura! Poi è riuscita a farla tornare? Raccontaci quella, Volpe, però deve finire bene stavolta eh! Non come l’hai fatta finire l’altra volta! Non deve morire più nessuno!”
“Ma stai zitta, scema, a chi vuoi che interessi l’amore! Vogliamo sentire di combattimenti! Di avventure!”
“Di Kentel e del suo viaggio!”
“Silenzioooo!!” urlò Frenbir guardandosi intorno stringendo i pugni. “O vi suono uno ad uno! Allora… visto che non riusciamo a metterci d’accordo, chiediamo alla Volpe di raccontarci quella storia che ogni volta rimanda. Raccontaci di Nyx e Lilith.”
La piccola Helenya si illuminò. “Siiii, Nyx e Lilith! Anche quella voglio sentire, perché se non mi prenderanno nei paladini allora diventerò una grande cacciatrice come l’orchessa! Quella, voglio sentire quella!”
“Bene, siamo tutti d’accordo allora”, annunciò soddisfatto Frenbir. Nel frattempo, Tyler stava tornando. “Ehy, Tyler! Muoviti con quelle patate o la Volpe qui ci sviene dalla fame e addio storia!”
“Intanto, Volpe, non farci morire dalla curiosità, dicci solo cosa accade a Reyra e Kentel. Solo poco, poco…” chiese con gli occhi supplicanti Alyssra.
Il bardo sospirò di nuovo. “Reyra”, iniziò Sionnach con una leggera risatina, “andò dall’Alchimista e chiese se fosse davvero possibile far tornare Alucarynn nel mondo dei viventi. Tuttavia, la risposta che ricevette non riuscì a soddisfarla a pieno… ma questa è una storia che vi racconterò un’altra volta. Poi vi dirò cosa le disse il Maestro.”
“E Kentel invece?”
“Beh, stenterete a crederci ma si scoprì che quello non era il vero Kentel, ma solo qualcuno che aveva il suo aspetto. Qualcuno che qualche anno più tardi fece ritorno a casa, in un’isola lontana, lontana da qui. Ma anche questa storia ve la racconterò un’altra volta. Adesso venite tutti qui, sedetevi, così vi racconto la storia di Nyx e Lilith. Presto, che non abbiamo molto tempo…”
Così, i bambini si calmarono, tacquero e si sedettero formando uno stretto semi-cerchio attorno a Sionnach la Volpe. I bambini ascoltavano ed il buio calò. Tutto assunse un colore più scuro e inquietante. E chi poteva sapere se oltre quella casa stesse per tornare Korax. O se quella notte stessa il vero Kentel o il misterioso personaggio che aveva le sue sembianze sarebbe arrivato nel villaggio. O se l’indomani si sarebbe presentato qualcuno con la leggendaria arma di Ser Æthelweard il Dorato.
Sicuramente non lo sapevano i bambini quella notte, rapiti dalla voce di Sionnach e dalla storia di Nyx e Lilith, e del Demone del Crocevia.