“Dai, su, muoviti con quello zaino! Ma che ci stai mettendo dentro?”
“E un attimo, brutto antipatico, ho quasi finito!”
“Guarda che io non sono Nyx, ti lascio qua!”
Era la terza volta che Otrok e Lilith battibeccavano quella mattina. L’alba era trascorsa da non moltissimo tempo, eppure l’improbabile coppia era già di ritorno verso l’accampamento. L’orco era andato a caccia e Lilith si era unita a lui al posto di Nyx. Era stata proprio la cacciatrice ad insistere affinché la giovanissima elfa andasse. E Lilith non aveva deluso. Aveva catturato due conigli, sebbene fosse dispiaciuta per i poveri animali.
“Già questi coniglietti sono morti, devo pure maltrattarli mentre li metto nello zaino? E devo sistemare tutto quello che mi sono portata dall’accampamento! Vuoi un girasole?” stava protestando. Ad Otrok veniva da vomitare a sentire quelle parole.”Eeee ecco fatto! Possiamo andare ora!”
Balzò in piedi mettendosi lo zaino in spalla, avviandosi e precedendo il suo compagno nella marcia.
‘Via, verso l’accampamento!” annunciò prima di iniziare a canticchiare.
“Nuovo giorno si alza in cielo il sooleee
un altro giorno daaa passare insieeemeee…”
“Lilith ti preeegoooo smettilaaa di cantareee!”
Adoravo quella canzoncina. Me l’avevano insegnata i miei genitori a Silvermoon e “Buongiorno!”, si intitolava così, mi faceva pensare a loro. In tutto quel tempo passato con la banda, non avevo avuto il coraggio di chiedere a nessuno, nemmeno a Nyx, se li avrei rivisti di nuovo.
Al loro arrivo, l’accampamento era già in piena attività. Lilith si mise a correre già quando l’avevano avvistato da lontano, ignorando i rimproveri di Otrok e le sue imprecazioni. La cacciatrice stava conversando con altri due orchi.
“Signora Nyx! Signora Nyx!” la chiamò Lilith mentre lo zaino passava dalle sue spalle alle sue mani. “Signora Nyx, guarda! Ce l’ho fatta!” Cercò frettolosamente di aprirlo, tirando fuori frecce, pietre, un pezzo di carta… “Ecco qui! Ho fatto come mi hai detto tu, mi sono messa così e poi ho fatto così, ho scoccato la freccia e PAAAA li ho centrati! Però mi è dispiaciuto, poverini….”
“Lilith! Immagino che la caccia con Otrok sia andata bene, quindi”, le rispose la cacciatrice arrufandole i capelli bianchi e guardando l’orco. Quest’ultimo aveva la liberazione dipinta sul volta.
“Tieniti la mocciosa, Nyx! E dille di smettere di cantare quella stramaledetta canzone!”
“Sei un buzzurro antipatico!” lo insultò Lilith agitando il pugnetto contro di lui. “Un giorno te la canterò tutta e vedrai se non ti piacerà!”
“Avete visto qualcuno?” Domandò Nyx.
“Due grunt, niente di che… Non si sono nemmeno accorti di essere morti.”
“Sei cattivo, non mi hai dato nemmeno il tempo di provare le mie tecniche con l’arco! Ormai anche io faccio parte della banda, sai?!”
Otrok sbuffò esasperato e si allontanò.
“L’hai fatto arrabbiare?”
“No, io ho fatto tutto quello che mi ha detto! È lui che che sta sempre in silenzio e parla di armi, di battaglie e di cose così! È noioso! E non mi ha fatto nemmeno provare le mie tecniche!”
“Lo sai che è fatto così, non voleva ti succedesse qualcosa. Quante cose ti ha insegnato però, eh?”
“Si, però…”
“Dai, ora sistema l’attrezzatura e puliscila. Poi dobbiam…”
“No, aspetta signora Nyx! Prima volevo…” la piccola elfa si aggomitolò in sé stessa. “… chiederti una cosa.”
“Dimmi pure, Lilith.”
“No, qui no… Andiamo sotto il nostro albero! Dai, dai!”
Non so dire bene perché quel giorno riuscì a chiederglielo. Forse perché mi sentivo più parte del gruppo. O forse perché ormai mi fidavo di lei, era un po’ come la mia sorella maggiore. Ancora oggi non so dirlo con certezza. Eppure, quel giorno, ci riuscì…
“Allora, sentiamo. Cosa volevi chiedermi?”
L’albero che avevano trovato in una radura durante una sessione di allenamento su corsa e agilità le copriva con la sua corona di foglie verdi. Lilith aveva battezzato quel posto come “il momento felice“, dove lei e Nyx si sedevano una accanto all’altra, con la piccola elfa che si faceva raccontare le storie d’avventura dall’orchessa mentre lei preparava tè e dolcetti.
“Qui non parleremo mai di allenamento! E nemmeno di cose brutte o persone antipatiche!” le aveva detto solennemente Lilith la prima volta.
“Signora Nyx, io… rivedrò mai Silvermoon…? Casa mia, i miei genitori…?”
Passò qualche istante prima che Nyx rispondesse.
“Tu… Vuoi tornare a casa, Lilith?”
“Beh, io.. non lo so… Qui sto bene… Tu mi hai protetta, e anche il Signore Krogrash mi insegna un sacco di cose che non so sulla natura e sugli animali… E anche tutti gli altri sono gentili, anche quell’antipatico di Otrok! Però…”
“Ti manca casa?”
Lilith annuì con la testa guardando per terra.
Nyx si avvicinò alla piccola elfa, abbassandosi sulle ginocchia e prendendole dolcemente una manina.
“Ascoltami, Lilith. Tu qua non sei una prigioniera, non lo sei mai stata. Se vorrai tornare a Silvermoon… Ti ci riporterò.”
La piccola alzò la testa, per un attimo Nyx vide un guizzo nei suoi grandi occhi verdi.
“Davvero?”
“Certo!”
“Ma senti… quel giorno, nella foresta… Perché mi hai presa?”
Nyx non sapeva ancora come rispondere a quella domanda e la sua voce la tradiva.
“Se non l’avessi fatto saresti morta… Sentivo che dovevo farlo. Non so perché…”
L’orchessa si sentì stringere le mani.
“Signora Nyx… Io voglio vedere casa mia.”
La cacciatrice abbracciò la piccola Lilith. Quel piccolo raggio di sole in un mondo allo sfacelo che andava preservato.
“Va bene, Lilith. Va bene.”