Seconda parte
POV: Zihark
5 anni prima.
L’energia arcana lo fece stramazzare a terra malamente. Si sentiva il corpo tremare ancora a causa del teletrasporto usato da Lavenix. E al drago dell’infinito era andata decisamente meglio che a lui. D’altronde, c’era abituata a quel tipo di spostamento.
“Alzati, su” gli disse mentre gli passava accanto.
Zihark si tirò su arrancando, con il fiato corto.
“Cos’è successo? Cosa mi hai fatto fare?” chiese mentre si guardava intorno. Si trovava in un luogo di cui certamente non aveva memoria. Una stanza circolare, non troppo arredata, con un pavimento in pietra. Alla sua sinistra c’era un tavolo da lavoro. Sopra di esso, un libro aperto, un piccolo mortaio, delle ampolle.
‘C’è qualcuno che si diletta con l’alchimia?’
“Esattamente quello che volevamo”, gli stava rispondendo intanto Lavenix, diretta verso una libreria ad arco posta davanti a lui. “Un primo passo verso la modifica della Storia, che sarebbe stato completo, se non fosse stato per la tua esitazione e per i tuoi amici… e per quell’illusa di Valenix.”
Zihark scattò, ma non togliendo la mano che premeva sul suo fianco. Per qualche motivo, gli faceva male.
“Non ho affatto esitato!”
“Ma davvero?”
Il mago si sentì avvampare. “Ho fatto tutto quello che mi hai detto! Ho aperto il libro, ho persino combattuto contro i miei amici! E non mi pare che questo abbia portato alla salvezza di Quel’Thalas come mi avevi detto…”
“Non basta qualche fulmine a cambiare il destino del tuo popolo, Zihark.”
“Qualche fulmine!? Abbiamo usato quello che forse è il manufatto più potente mai esistito! E tu mi parli di qualche fulmine!?”
Lavenix si mosse di nuovo verso di lui con passi decisi.
“Ed è qui che ti sbagli, mio buon mago. Noi abbiamo aperto il libro, non l’abbiamo usato. Ed è proprio quello che dovremmo fare per cambiare la storia. Per salvare Quel’Thalas.”
L’elfo del sangue guardò gli occhi blu del drago dell’infinito scintillare. Uno scintillio sinistro.
“E come? Il libro è rimasto a loro…”
Le labbra nere di Lavenix si curvarono in un sorriso. “Ed ecco invece perché sei qui. Vieni con me, lascia che ti mostri una cosa”, disse superandolo ed invitando il mago a seguirla.
Uscirono dalla stanza, e Lavenix condusse Zihark al piano superiore della struttura, salendo una lunga scala a chiocciola con nulla a turbare il silenzio solenne permeava quel luogo sconosciuto. Arrivarono infine ad una grande porta di pietra con due draghi intarsiati che si fronteggiavano sopra di essa. Il drago dell’infinito in forma umana alzò la mano, arrivando a posizionarla proprio al centro tra i due draghi. Dopo qualche secondo, la porta iniziò a aprirsi lentamente, cigolando, alzando la polvere.
I due entrarono in una grande sala circolare piena di cose che Zihark non sapeva come definire se non come… quadri volanti. In ognuno di questi quadri erano rappresentati eventi della storia di Azeroth ed essi si muovevano incessantemente su e giù.
“Che posto è?” Chiese stranito Zihark.
“La Sala della Storia”, spiegò Lavenix. “Qui viene registrato e contenuto tutto ciò che avviene su Azeroth. Sempre. Seguimi.”
Avanzarono senza mai discostarsi dalla parte centrale della stanza. Zihark notò che la distanza dall’altro estremo sembrava effettivamente non diminuire mai.
“Fermo qui, siamo arrivati.”
Per tutto il cammino l’ambiente attorno a Zihark era cambiato per nulla, ma adesso i quadri sospesi avevano lasciato uno spazio davanti a loro. E proprio in quello spazio c’era un piedistallo, di colore bronzo e nero con un incavo a forma di mano umana. Attorno a questo incavo, delle rune disposte a mezzaluna, in quel momento sbiadite, spente.
“È grazie a questo che ci riprenderemo il libro e cambieremo la Storia, Zihark.”
Il mago girò intorno attorno al piedistallo, osservandolo attentamente.
“Cos’è? Come funziona?”
“Questa è la Mano dell’Infinito, creata dal caro Nozdormu in persona.”
“Un altro manufatto?”
“O per farla semplice, un attivatore. Questa Mano si trova qui in caso di catastrofi. Avvenisse ciò, i Bronzei arrivano qui, attivano, ed aprono tanti bei portali su Azeroth che permettono a tutto lo Stormo di andare a salvare la situazione.”
Zihark si fece dubbioso. “Ma i draghi di bronzo non sono già su Azeroth? Che bisogno c’è di questa cosa?”
Lavenix spostò lo sguardo dall’elfo al piedistallo. “Ci sono, si.. ma non tutti. Hai idea di quante linee temporali esistano, Zihark? Quante ne devono tenere sotto controllo? Ci vuole qualcuno anche lì… E questo è come un allarme interdimensionale. Come immaginerai, io non posso toccare niente di tutto questo, ma tu…”
“Fammi indovinare” la interruppe Zihark. “Vale lo stesso principio del libro?”
“Esattamente”, confermò Lavenix. “Ottima deduzione. E usata tramite me, non darà l’accesso allo Stormo di Bronzo, ma a quello dell’Infinito.”
“Però, aspetta, hai detto che attivare questa cosa attiverà a sua volta dei portali in tutta Azeroth. Ma questo si tradurrebbe in una vera e propria invasione! E io non voglio una guerra, a me interessa solo la salvezza di Quel’Thalas. A noi interessa solo prendere il libro.”
Lavenix iniziò a girare lentamente intorno al piedistallo, i quadri sospesi continuavano il loro moto perpetuo, senza sosta.
“Oh, e pensi che ce lo faranno prendere con comodo?” chiese ironica. “Che Valenix, i tuoi cari amici, o persino gli stessi Aspetti, non batteranno ciglio? Non sei così ingenuo, Zihark. A volte per raggiungere gli obiettivi bisogna superare degli ostacoli, anche imprevisti. Ma non ti preoccupare di quello che accadrà, noi riscriveremo la storia una volta entranti in possesso del libro. Sarà come se non fosse successo niente.”
Il tono del drago dell’infinito era sicuro, come se stesse parlando di una formalità di poco conto. Ma Zihark non riusciva a togliersi dalla mente la devastazione che attivare la Mano dell’Infinito avrebbe portato. Una devastazione che non voleva essere lui a provocare.
“Questo è troppo, Lavenix, non ho intenzione di spingermi così in là! Un conto è solo Quel’Thalas, ma questa… questa è un’invasione in piena regola dell’intero pianeta! Non mi renderò responsabile di un simile massacro, di una nuova guerra!” Il respiro del mago si appesantì, si sentì improvvisamente preso dall’ansia. “Sono stato un folle a fidarmi di te.. forse Kharonte aveva ragione…”
Lavenix ridacchiò. “È evidente che tu sia confuso, Zihark. Ci sta, nessun mortale dovrebbe sapere queste cose, ne tantomeno avere la possibilità di usare un simile potere…”
Il mago intanto si sentì accaldato, la stanza gli sembrò sempre più piccola, la sentì stringersi intorno a lui, i quadri sospesi lo soffocavano.
“Riportami indietro. Fammi tornare dai miei amici, Lavenix.”
“Sei solo confuso, Zihark, non sai quello che dici. Ma tranquillo.” Il drago dell’infinito lo oltrepassò e schioccò le dita. Quando l’elfo del sangue tentò di raggiungerla, un muro di quadri sospesi sempre impegnati nel loro movimento verso il basso e verso l’alto gli sbarrò la strada. “Passa un po’ di tempo qui. Osserva cosa succede su Azeroth. Sarai tu stesso a venirmi a cercare per attivare la Mano.”
Si allontanò con passo svelto.
“Lavenix!” Provò a chiamarla Zihark. Non si voltò. Sopra la sua testa, la Chiave del Nexus continuava a vorticare. Non aveva mai smesso di farlo.
Illustrazione in evidenza di Stanislav Murashov.