Una delle storie meno conosciute, ma allo stesso tempo più tragiche del mondo di Azeroth, è sicuramente quella del paladino Ser Thomas Thomson.
La storia di Thomas inizia durante la Terza Guerra, quando quest’ultimo e la sua famiglia possedevano e lavoravano in una fattoria di zucche nelle Radure di Tirisfal, a sud-ovest dei Mulini degli Agamand. Egli fu uno dei paladini che assistesse ad uno dei più tragici eventi della storia di Azeroth, ovvero l’Epurazione di Stratholme, trovandosi in accordo con il rifiuto di Uther the Lightbringer e Jaina Proudmoore verso la decisione del Principe Arthas Menethil. Per tutta la Terza Guerra, Thomas si trovò presente nei luoghi distrutti dal Flagello in tutta Lordaeron: assistette infatti al tradimento del Barone Rivendare quando quest’ultimo, ormai corrotto dal Culto dei Dannati di Kel’Thuzad, inviò una grande scorta di grano infetto dalla Piaga della Non-Morte in un villaggio che stava difendendo. Ricevette in seguito la notizia del ritorno del Principe Arthas da Northrend e dell’assassinio di Re Terenas e cinque giorni dopo venne informato anche della morte di Uther e di molti altri Paladini.
Nel disperato tentativo di mantenere la sua famiglia al sicuro, Thomas ordinò così a sua moglie e sua figlia di fuggire a Kalimdor, seguendo i sopravvissuti guidati da Jaina Proudmoore, mentre egli decise di rimanere a Lordaeron con quello che restava del Silver Hand per combattere il Flagello. Nei quattro anni seguenti, accanto agli altri paladini che seguivano l’Ashbringer, Alexandros Mograine, Thomas combatté costantemente contro i Non-Morti sotto l’ala protettiva di Saidan Dathrohan, uno dei cinque paladini fondatori dell’Ordine, ed uomo a cui si ispirava. Alla fine però, il Silver Hand incontrò la sua fine quando Renault Mograine uccise suo padre con la stessa Ashbringer, corrompendo quest’ultima. In quel momento, i paladini rimasti presero due strade differenti, fondando due nuovi Ordini: l’Alba d’Argento e la Crociata Scarlatta. Thomas decise di unirsi a quest’ultima.
Un giorno, tuttavia, Saidan condusse ser Thomson ed altri in una città piena di rifugiati, facendo credere ai suoi uomini che si trattasse solo di un “controllo”. Dathrohan però, convinse gradualmente Thomas che la popolazione fosse infetta e, a differenza di come aveva fatto a Stratholme tanti anni prima, il paladino questa volta aiutò a massacrare i rifugiati. Fu qui che il dramma si consumò. Tra le vittime infatti, ci fu anche la stessa famiglia di Thomas, il quale si rese conto della tragica realtà solo quando sua figlia si voltò a guardarlo in faccia proprio mentre la sua spada la colpiva a morte. In seguito, Thomas apprese che quando aveva imbarcato le due donne sull’ultima nave in fuga verso Kalimdor, una tempesta che si stava avvicinando in quel momento era arrivata prima del previsto, danneggiando l’imbarcazione prima che potesse partire. Con Lordaeron nel caos, non si erano trovati operai in grado di riparare la nave, mentre le altre erano già troppo piene, costringendo così i passeggeri a restare a Lordaeron e a nascondersi dove potevano per sfuggire alla furia del Flagello.
Distrutto da quell’evento, Thomas fu riportato al Monastero Scarlatto dove alla fine perse il senno. Iniziò a credere che il mondo intero fosse infetto, che lui fosse l’unico essere umano in vita ed a parlare solo in rima. Il giorno della Veglia delle Ombre di quell’anno, dopo aver ucciso molti dei suoi ex compagni, fu infine affrontato e decapitato. Dathrohan decise di dare una onorevole sepoltura al crociato caduto ed una volta sepolto il corpo (senza la testa), il paladino (che in realtà era il Nathrezim Balnazzar il quale aveva preso le sembianze dell’umano in verità morto diverso tempo prima), usò il suo stesso sangue e le energie demoniache per rianimare il cadavere di Thomas, dando vita così a colui che sarebbe stato conosciuto come il Cavaliere Senza Testa il quale, nella sua follia, sarebbe per sempre andato alla ricerca della sua testa decapitata nel giorno della Veglia delle Ombre.
IN ALTO: Ser Thomas Thomson, il Cavaliere Senza Testa. Illustrazione di L.D. Austin.
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