Nel periodo immediatamente precedente alla Seconda Guerra, nella città dei maghi di Dalaran, viveva tra gli altri, un uomo che spiccava particolarmente tra i suoi compagni. Quest’uomo era Kel’thuzad, che ai tempi era un membro del Concilio dei Sei, l’ordine governativo della città, guidato dall’Arcimago Antonidas. Di questi sei grandi maghi, Kel’thuzad si dimostrò il più ansioso di accedere alla libreria di Medivh, il leggendario ultimo Guardiano di Tirisfal, per poter così impossessarsi di tutta la sua straordinaria conoscenza magica. Il desiderio di Kel’thuzad, tuttavia, non si poté realizzare a causa della devastazione che subì la Torre di Karazhan, dimora di Medivh, dopo l’assalto del Generale Anduin Lothar e dei suoi uomini contro il Guardiano. Subito dopo la morte di quest’ultimo, Kel’thuzad insieme agli altri maghi del Kirin Tor, interrogarono l’apprendista del Guardiano, Khadgar, con lo stesso Kel’thuzad che si dimostrò molto interessato a saperne di più sul misterioso Concilio di Tirisfal. Fu in questo periodo, che l’ambizioso mago fece la conoscenza di una giovane apprendista, arrivata al suo terzo anno di studi nella città magica, Jaina Proudmoore.
Tempo dopo, Kel’thuzad, che intanto si era interessato alle arti proibite ed alla negromanzia (attività proibita dal Kirin Tor), udì un richiamo. Era il Re dei Lich, che tramite i suoi enormi poteri mentali, richiamava a Northrend chiunque fosse interessato ad ascoltare quel richiamo. Kel’thuzad, che era risoluto ad imparare tutto il possibile sul mondo della magia, ne fu subito affascinato. La svolta si ebbe quando egli fu sorpreso a praticare la negromanzia e l’Arcimago Antonidas lo avvisò di non praticare più quello che al Kirin Tor era visto come un abominio. Frustrato dal non poter saziare la sua fame di conoscenza, Kel’thuzad prese così una decisione: lasciò il Kirin Tor ed abbandonò la città di Dalaran, ormai pienamente convinto nel rispondere alla chiamata del Re dei Lich. Prima di partire però, seguendo le istruzioni della stessa voce di Ner’zhul, vendette tutte le sue proprietà, nascondendo tutto il ricavato. Iniziò così il viaggio del negromante verso Northrend, in completa solitudine, per molte leghe marine e terrestri, ed alla fine, riuscì ad arrivare al continente artico.
Kel’thuzad si mise quindi subito in cammino verso Icecrown, dove il Re dei Lich, Ner’zhul, aveva la sua roccaforte. Durante il tragitto, il mago attraversò l’antico regno sotterraneo di Azjol-Nerub, devastato dalla Guerra del Ragno, che si era protratta per ben dieci anni. Fu qui che, osservando con i propri occhi la ferocia di Ner’zhul e la capacità dei suoi poteri, Kel’thuzad fu colto dal dubbio. Era davvero una cosa saggia allearsi con il Re dei Lich? Il negromante pensò che forse non era effettivamente la cosa migliore da fare, ma sicuramente la più redditizia. Durante l’attraversamento di Azjol-Nerub, il mago ebbe anche l’occasione di incontrare uno dei maggiori luogotenenti di Ner’zhul, il sovrano nerubiano Anub’arak, che spiegò all’umano tutto il potere che avrebbe potuto avere al servizio del Re dei Lich. Alla fine, dopo un lungo vagare per le distese ghiacciate di Northrend, Kel’thuzad arrivò ad Icecrown. Qui, si avvicinò cautamente alla roccaforte di Ner’zhul, restando tuttavia sorpreso dal fatto che le guardie lo facessero passare tranquillamente, come se il suo arrivo fosse stato atteso. Kel’thuzad risalì così la cittadella e, arrivato in cima, si prostrò davanti al Trono Ghiacciato, offrendo la sua anima al Re dei Lich. Compiaciuto, Ner’zhul offrì a Kel’thuzad grandi poteri e l’immortalità, in cambio della sua fedeltà e della sua obbedienza. L’umano, sempre affamato di conoscenza e potere, accettò subito e ricevette la sua prima missione: tornare nel Regno di Lordaeron e fondare una setta che venerasse il Re dei Lich come un dio. Per aiutarlo in questo compito, Ner’zhul lasciò l’umanità di Kel’thuzad intatta, e aumentò i suoi poteri illusori e persuasivi.
Kel’thuzad tornò così a Lordaeron in incognito, e sfruttando i suoi nuovi poteri, fece facilmente breccia presso i semplici abitanti del Regno, offrendo loro una visione di quella che sarebbe stata la società sotto la guida di Ner’zhul. Nei tre anni successivi, usando i ricavi della vendita delle sue proprietà, fondò una setta con le persone che avevano deciso di seguirlo. Questa setta, che prometteva uguaglianza sociale e la vita eterna per i suoi adepti in cambio dell’obbedienza a Ner’zhul, prese il nome di Culto dei Dannati. Con il passare dei mesi, Kel’thuzad trovò sempre più volontari tra i più oppressi di Lordaeron pronti ad unirsi al Culto. Ma il risultato più importante dell’ormai ex-mago, fu quello di riuscire a tenere le autorità di Lordaeron all’oscuro delle sue macchinazioni. Così, dopo molti preparativi, l’attacco finale verso gli Umani era infine pronto. Ner’zhul infuse le energie della piaga della non-morte, in alcuni artefatti, noti come “calderoni della Piaga” ed ordinò a Kel’thuzad di trasportarli a Lordaeron, in modo da poterla diffondere tra gli umani. Sempre lui ebbe la geniale idea di usare il grano, ingrediente molto usato in quelle terre, per veicolare la Piaga.
Il piano di Ner’zhul e di Kel’thuzad funzionò alla perfezione, ed in brevissimo tempo molti villaggi furono del tutto contaminati, con i propri abitanti che morivano per risorgere come non-morti al servizio del Re dei Lich. Gli stessi adepti del Culto dei Dannati furono entusiasti nel morire per risorgere come non-morti, vedendo così mantenuta la promessa fatta loro della vita eterna. Con il passare del tempo, la Piaga arrivò a spargersi per tutte le regioni settentrionali di Lordaeron e Kel’thuzad decise di chiamare l’armata che si stava formando Flagello dei Non-Morti. Un giorno però, presso la cittadina di Brill, Kel’thuzad fu scoperto dal Principe di Lordaeron Arthas Menethil, figlio di Re Terenas II, e da una sua vecchia conoscenza, la maga Jaina Proudmoore, i quali erano stati inviati dal Re per indagare sulla Piaga che affliggeva quelle terre. Il negromante fu così costretto a fuggire alla cittadina di Andhoral, dove fu raggiunto dai due inseguitori. Qui rivelò ad Arthas che il capo del Flagello era uno dei demoni nathrezim, Mal’Ganis, che in quel momento si trovava nella città di Stratholme. A seguito di questa rivelazione, Kel’thuzad fu ucciso da Arthas, adirato per la Piaga che il negromante aveva sparso presso il suo popolo, non prima tuttavia, di affermare che la propria morte non avrebbe avuto alcuna importanza, per i piani del Flagello.
Tempo dopo, il principe e il negromante si rincontrarono. Arthas infatti era diventato il primo dei cavalieri della morte del Re dei Lich, e, con la sua spada Frostmourne aveva ucciso il padre consegnando di fatto il Regno di Lordaeron nelle mani del Flagello. Inoltre, dal nathrezim Tichondrius aveva ricevuto l’ordine di recuperare proprio i resti di Kel’thuzad. Arthas tornò così a Brill dove recuperò i resti del negromante, che tuttavia erano ormai troppo decomposti, e non avrebbero sopportato il viaggio verso il regno elfico di Quel’thalas, prossima destinazione del Flagello. Fu così che Arthas riuscì a recuperare un’urna magica per custodire i resti di Kel’thuzad. Nell’atto di recupero dell’urna, che custodiva le ceneri di Re Terenas, Arthas uccise il custode di quest’ultima nonché suo mentore, il leggendario paladino Uther the Lightbringer.
Durante il viaggio verso Quel’thalas, il fantasma di Kel’thuzad si manifestò ad Arthas, dicendogli di non fidarsi dei Nathrezim, e che gli avrebbe spiegato tutto una volta tornato in vita. Il Flagello arrivò così nel reame elfico e dopo un difficile assedio, con la resistenza guidata dal Generale dei Ranger, Sylvanas Windrunner (che sarà uccisa dallo stesso Arthas e rianimata come banshee), riuscì ad arrivare all’isola di Quel’danas, sede del mistico Pozzo Solare, sorgente di potere degli Alti Elfi. Qui, Arthas mise i resti di Kel’thuzad all’interno del Pozzo ed il negromante tornò in vita sotto la forma di un potentissimo Lich. Egli vide così mantenuta la promessa fattagli anni prima da Ner’zhul di immortalità.
Tornato quindi in vita, il Lich Kel’thuzad spiegò ad Arthas la reale natura del Flagello: Ner’zhul era un servitore della diabolica Legione Infuocata, un enorme armata demoniaca, ed il Flagello era stato creato per spianare la strada alla Legione guidata dall’eredar Archimonde. Il lich aveva ora bisogno di un portale che gli permettesse di comunicare con l’eredar per ricevere istruzioni su come procedere, e, una volta individuato e sterminato gli Orchi che lo presidiavano riuscì a contattare Archimonde, che gli ordinò di recuperare il Libro degli Incantesimi di Medivh, custodito nella città di Dalaran, cosicché tramite esso Kel’thuzad potesse evocarlo su Azeroth. Arthas e Kel’thuzad, guidarono così il Flagello a Dalaran e la cinsero d’assedio.
Grazie ai consigli del lich, che aveva passato così tanto tempo in quella città, l’assedio ebbe successo ed Arthas recuperò il prezioso Libro, uccidendo un gran numero di arcimaghi, tra cui lo stesso Antonidas. Kel’thuzad poté così dar luogo all’evocazione di Archimonde, che come primo atto dimostrativo della forza della Legione, rase al suolo la città di Dalaran. Successivamente, promosse Tichondrius a leader del Flagello, rendendo di fatto inutili sia Arthas che lo stesso Kel’thuzad. Arthas fu molto preoccupato da questo evento, ma il negromante, che era molto fiducioso nei piani di Ner’zhul, riuscì a tranquillizzarlo, dileguandosi con lui approfittando del caos scaturito dopo la distruzione di Dalaran.
Kel’Thuzad riapparve tempo dopo, mentre la Legione devastava le cosiddette regioni delle Terre Infette, nella capitale di Lordaeron. Arthas infatti era stato mandato dal Re dei Lich nel continente di Kalimdor, alla ricerca del cacciatore di demoni Illidan Stormrage, per metterlo contro Tichondrius, ed aveva lasciato Kel’thuzad e la banshee Sylvanas a capo del Flagello. Poco tempo dopo, la Legione venne sconfitta nella Battaglia del Monte Hyjal, notizia che raggiunse Kel’thuzad molto prima rispetto ai Nathrezim presenti a Lordaeron. Al suo ritorno, Arthas cacciò via i Nathrezim che si proclamavano signori del Flagello dalla capitale e riunitosi con Kel’thuzad e Sylvanas, si occupò di sterminare l’ordine dei Paladini del Silver Hand, insieme a qualunque umano tentasse di fuggire da Lordaeron. Uno dei pochissimi paladini a sfuggire allo sterminio, fu Tirion Fordring. Durante l’epurazione tuttavia, Arthas fu richiamato dal Re dei Lich, che stava perdendo i propri poteri, a Northrend. Kel’thuzad organizzò tutti i preparativi per la partenza del cavaliere della morte ma, approfittando dell’indebolimento dei poteri di Arthas, i Nathrezim radunarono i non-morti liberi dal controllo del Re dei Lich per tentare di rovesciare il regno dell’ex Principe. Kel’thuzad fu separato da Arthas, che riuscì comunque a ritrovare fuori dalle mura della capitale, dove lo salvò da un altro agguato, questa volta ad opera di Sylvanas e delle sue Banshee, anch’esse libere dal controllo del Re dei Lich. Arthas riuscì quindi a partire, lasciando Kel’thuzad al comando del Flagello.
Tuttavia, i non-morti ancora fedeli al Re dei Lich erano davvero pochi, e Kel’thuzad non riuscì così ad emergere nella guerra civile che sarebbe scoppiata di lì a breve tra i Forsaken di Sylvanas ed i non-morti guidati dai Nathrezim, conflitto che avrebbe visto i Forsaken uscirne come vincitori. Così, mentre Sylvanas si impossessò della capitale, Kel’thuzad fu costretto a fuggire ad est, nelle Terre Infette, lande su cui avrebbe governato dalla necropoli fluttuante di Naxxramas, sempre cercando di contrastare Sylvanas. È in questo periodo che hanno vita le vicende di un paladino, il giovane comandante di una forza militare chiamata Crociata Scarlatta, Renault Mograine.
Renault, che venne manipolato dal nathrezim Balnazzar, fu portato ad uccidere il padre, Alexandros, con la di lui spada, Ashbringer. Quest’atto malvagio, corruppe la lama e Kel’thuzad, recuperandola, resuscitò Alexandros come cavaliere della morte, e facendolo leader di un gruppo chiamat i Quattro Cavalieri. Intanto, il fratello minore di Renault, Darion Mograine, si organizzò per infiltrarsi a Naxxramas e sconfiggere il padre, ormai diventato un servitore di Kel’thuzad. Sebbene l’impresa non riuscì a Darion, egli riuscì invece a recuperare l’Ashbringer ed a fuggire con essa da Naxxramas. Successivamente, Darion portò la spada al paladino Tirion Fordring, che gli rivelò che l’anima del padre Alexandros era intrappolata all’interno della lama, e che solo un atto di grande amore avrebbe potuto liberarla. L’occasione per Darion si presentò quando Kel’thuzad attaccò l’avamposto della Cappella della Luce. Qui, Darion sacrificò la sua stessa vita trafiggendo se stesso con l’Ashbringer, liberando così l’anima del padre…. ma a caro prezzo. Infatti, mentre l’esplosione di luce causata dall’atto di Darion uccise molti soldati minori del Flagello, Kel’thuzad non ne risentì minimamente e poté così avvicinarsi a lui per resuscitarlo come cavaliere della morte al servizio del Re dei Lich, passando a lui l’Ashbringer tornata corrotta.
Tempo dopo, fu organizzata una spedizione a Naxxramas per porre fine al regno di terrore di Kel’thuzad, spedizione che portò alla sconfitta del Lich ad opera di un gruppo di eroi. Tuttavia, Kel’thuzad non morì. Egli infatti, aveva infuso una parte della propria anima in un oggetto magico, chiamato filatterio. Dopo la vittoria a Naxxramas, uno degli eroi fu incaricato di portare il filatterio di Kel’thuzad a Light’s Hope Chapel, cosìcchè fosse consegnato all’ordine dei paladini dell’Argent Dawn e fosse distrutto. L’eroe tuttavia, fu manipolato da una misteriosa forza e consegnò il filatterio ad un sacerdote, padre Inigo Montoy. Inigo fuggì così con il filatterio a Northrend, dove Kel’thuzad sarebbe potuto tornare in vita. Il Lich riassunse così la sua forma corporea, e si stabilì di nuovo a Naxxramas, spostata a Northrend. Tuttavia, Naxxramas fu ancora una volta assediata da alcuni eroi, che all’interno della Necropoli trovarono stranamente anche un essere vivente. Era Mr. Bigglesworth, il gatto di Kel’thuzad che rappresentava ormai l’unico legame del Lich con la sua vita passata. Kel’thuzad venne comunque sconfitto anche stavolta, sebbene il suo filatterio non venne mai ritrovato, lasciando così sempre aperta la possibilità di un ritorno del Lich.
Ma la sua storia non era ancora finita. Una volta arrivata nelle Shadowlands infatti, l’anima di Kel’Thuzad venne assegnata dall’Arbiter alla Congrega di Maldraxxus, a causa della grande ambizione che essa aveva mostrato durante la vita (e non-vita). Anche nell’aldilà, il Lich non perse quest’aspetto, e dopo essersi unito alla Casa dei Rituali, scalò velocemente i ranghi di quest’ultima, ma non solo grazie alle sue abilità… Fu proprio durante questo periodo che si scoprì quali fossero state da sempre le vere intenzioni del negromante. Kel’Thuzad era infatti da sempre uno strumento di Zooval, il Carceriere della Fauce. Non sappiamo precisamente quando i due siano venuti in contatto, ma si presuppone che l’Eterno abbia visto nel Lich uno strumento per estendere la propria influenza su Azeroth, e lo stesso Kel’Thuzad affermò che aveva sempre servito “falsi padroni”, lavorando sempre per architettare la fine del mondo. In realtà, fu un altro Eterno del Pantheon della Morte, Sire Denathrius, a raggiungerlo dopo la sua sconfitta durante le Guerre di Northrend e a reclutarlo, fornendogli anche sottobanco l’animum necessario per il loro piano, cosa che agevolò la scalata del negromante.
E fu così che, da dietro le quinte -ma non troppo-, Kel’Thuzad orchestrò una vera e proprio guerra civile a Maldraxxus, causando la caduta delle altre case della Congrega e l’assunzione si sempre più potere. Tuttavia, quando i mortali invasero la Fauce per combattere il Carceriere, il Lich si trovò non solo a dover guidare le difese di Zooval, ma anche a dover nuovamente combattere.
Nel Santuario del Dominio andò così in scena l’ultima battaglia tra Kel’Thuzad e gli eroi di Orda e Alleanza con quest’ultimi che uscirono ancora una volta vincitori. Questa volta però, fu una vittoria definitiva, poiché nello scontrò venne distrutto anche il filatterio del Lich provocando così la sua morte definitiva. Mentre Bolvar Fordragon usava i resti del suo potere per aprire la strada ai mortali, il nome di Kel’Thuzad veniva finalmente consegnato in modo definitivo alla storia di Azeroth. Questa volta, per sempre.
IN ALTO: Il Lich Kel’Thuzad a Naxxramas. Illustrazione di Mr–Ja