Il tragico ritorno della Legione Infuocata era ormai avvenuto, ed il ritorno dei demoni su Azeroth attirò immediatamente l’attenzione di un popolo che per lunghi millenni aveva vissuto nella solitudine e nell’isolazionismo: gli Elfi della Notte, coloro che per primi aveva scacciato la Legione dal pianeta, diecimila anni prima.
L’Alta Sacerdotessa Tyrande Whisperwind guidò così le Sentinelle, un antico corpo militare prettamente femminile dei Kaldorei, tra i fitti alberi della Foresta di Ashenvale, fuggendo da un’ondata di non morti che aveva distrutto un accampamento di Umani ed Orchi, i quali sotto la guida di Thrall e Jaina avevano iniziato a collaborare.
Mentre fuggivano, Tyrande e le sue sorelle vennero presto braccate da Archimonde ed i suoi demoni ed alla sacerdotessa fu subito chiaro che con il ritorno del Profanatore, l’unico modo per sconfiggere la Legione Infuocata fosse quello di risvegliare la più potente forza di cui gli Elfi della Notte potevano disporre. Una forza da molti secoli addormentata, lontana, che vagava tra le infinite vie del Sogno di Smeraldo, i druidi. E con essi, ovviamente, anche il loro leader, nonché grande amore di Tyrande: Malfurion Stormrage.
Come detto però, quello dei druidi era un sonno molto profondo, che andava avanti da secoli e secoli e perciò, affinché si risvegliassero, l’Alta Sacerdotessa e le sue sorelle dovettero recuperare un prezioso manufatto chiamato Corno di Cenarius, il cui suono provocò il risveglio dei druidi e dello stesso Malfurion.
Ma non tutti i druidi vennero risvegliati dal suono del Corno. Alcuni di loro infatti, riposavano (o almeno così si pensava) nelle profondità delle terre degli Elfi. Era ovvio che per contrastare la Legione, i Kaldorei avessero bisogno di ogni singolo uomo disponibile, e così Tyrande e Malfurion scesero a Barrow Dens, nelle profondità della regione di Fontefredda. Qui, i due leader degli Elfi della Notte ebbero una sgradita sorpresa. Il lungo periodo passato in quel luogo aveva fatto perdere i druidi nella loro forma animale, e così i due decisero di raggiungere un punto in cui il suono del Corno, capace di riportare i druidi alla loro forma elfica, fosse udito da quanti più possibile.
Tuttavia, a Barrow Den non si trovavano solo la formidabile forza dei “padroni della Natura”, ma anche un personaggio più oscuro, imprigionato in quel luogo da 10000 anni: Illidan Stormrage, il fratello gemello di Malfurion.
Quando Tyrande si ricordò di questo fatto, propose immediatamente al suo amato di liberare Illidan, convinta che il vecchio amico sarebbe stato un alleato prezioso nella lotta contro i Demoni. Ma Furion si dimostrò assolutamente contrario a tale proposta, arrivando persino a proibire a Tyrande di liberare il fratello. Quest’ultima, incurante delle parole di Malfurion tuttavia, si addentrò nella prigione, decisa a liberare Illidan. Le strade dei due amanti così, si separarono.
E mentre l’arcidruido riusciva infine a riportare i druidi alla loro forma elfica, la sua amata sacerdotessa si addentrò nella prigione di Illidan, facendosi strada non contro demoni o altre strane creature, ma bensì contro altre sue sorelle. La prigione del Traditore era infatti sorvegliata dalle Custodi, un vero e proprio corpo d’élite degli Elfi della Notte. Dopo gli eventi della Guerra degli Antichi, il gemello di Malfurion era visto da tutto il popolo come un traditore, qualcuno che aveva contribuito alla rovina dell’Impero e a quella che fu la prima invasione della Legione. Tuttavia, mentre avanzava tra le buie stanze della prigione uccidendo le Custodi, Tyrande si era ormai decisa nel riporre la propria fiducia in Illidan, credendo che il potere del cacciatore di demoni li avrebbe aiutati proprio contro quei stessi demoni che una volta egli aveva aiutato (sebbene con buone intenzioni.)
Arrivata al luogo di detenzioni del vecchio amico, Tyrande trovò un Illidan indurito da quei 10000 anni di prigionia, ma fu proprio l’amore verso la sacerdotessa a far sì che il cacciatore di demoni si unisse alla causa, accettando di aiutare il suo popolo a scacciare la Legione. In realtà, Illidan era anche desideroso di mettersi alla prova, e di dimostrare al gemello (il quale si dimostrò assolutamente contrariato alla sua liberazione) che i demoni non avevano più alcuna influenza su di lui. Così, il leggendario trio riemerse dalle profondità della terra ed Illidan guidò una parte dell’esercito dei Kaldorei nella regione di Vilbosco.
Ben presto, però, Illidan ricevette una “visita” inaspettata. In quei giorni Arthas stava infatti segretamente lavorando (insieme al fidato Kel’Thuzad) per la caduta della Legione, e si recò a Vilbosco proprio per confrontarsi con il cacciatore di demoni. In quest’occasione il cavaliere della morte giocò d’astuzia, parlando ad Illidan di un potente artefatto: il Teschio di Gul’dan. Il teschio era responsabile della corruzione dell’amata foresta degli Elfi della Notte, e con questa rivelazione Arthas fece leva sulla sete di potere di Illidan, menzionando come il manufatto avesse un potere immenso… ed affascinato da quel potere, Stormrage abboccò. Dopo essersi fatto strada attraverso i demoni, Illidan raggiunse e consumò il potere del Teschio, e con i suoi nuovi e formidabili poteri uccise il nathrezim Tichondrius.
Ma il trionfo di Illidan ebbe un caro prezzo. Quando Malfurion e Tyrande trovarono il cacciatore di demoni nella sua nuova forma demonica, entrambi furono scioccati e delusi. Malfurion in particolare era furibondo ed alla fine decise di esiliare il gemello dalle terre elfiche, affermando che “non era un suo fratello”. Un Illidan molto risentito si fece strada tra gli alberi morti ed uscì di scena dal palcoscenico della Terza Guerra.
Quella del cacciatore di demoni fu un’apparizione rapida, ma che si sarebbe rivelata comunque decisiva. La morte di Tichondrius fu infatti un evento chiave, che avrebbe portato da lì a breve alla sconfitta della Legione in una delle battaglie più leggendarie di tutta la storia di Azeroth…
IN ALTO: I gemelli Stormrage. Illustrazione di Omar-Atef.