La Regina Yeonlang aveva detto che avrebbero consegnato la sua testa al Lord dell’Infinito all’indomani della sua incarcerazione, ma il giorno seguente Lily non vide nessuno tranne l’elfo della notte che si occupava di portarle il cibo. E così fu anche il giorno dopo. E quello dopo ancora.
L’avevano rinchiusa in una delle torri che affiancavano la struttura centrale del palazzo della Regina. La sua cella era migliore di quanto avesse sperato, non era troppo piccola ed aveva una grande tinozza per lavarsi, un letto di paglia in cui dormire e addirittura un tavolo in legno con una sedia. Sopra di questo, Lily aveva trovato un tomo coperto dalla polvere. La copertina bruciacchiata, si sfaldava quasi al tatto.
‘Deve risalire a prima della Rovina’, pensò.
Lesse il titolo del tomo.
“La Luce come arma, la Luce come protezione, la Luce come guaritrice. Di Reyra.”
Non c’erano fonti di illuminazione, fatta eccezione per una piccola fessura in alto, troppo perché la Comandante dell’Ordine della Fiamma potesse guardare fuori da quella torre. Nemmeno del vitto Lily poteva lamentarsi. L’elfa del sangue si aspettava di ricevere brodaglie insipide e pane raffermo, invece si ritrovò spesso a mangiare zuppe di salmone di Northrend o cosciotto di talbuk arrosto.
Ma nonostante questo, i pensieri di Lily continuavano ad essere cupi. Vivere ogni giorno con la paura che potesse essere il suo ultimo la angosciava terribilmente.
‘Domani potrei essere morta’, pensava spesso. ‘Quel kaldorei domani mattina potrebbe aprire quella porta e tagliarmi la testa.’ Quel pensiero rendeva i suoi sogni agitati, alcune notti glielo toglieva anche. Ma non era la paura di morire che la angosciava no, era il senso di colpa verso i suoi uomini. Non passava giorno in cui si chiedesse se fossero tutti sani e salvi, se gli uomini di Yeonlang o gli Oscuri li avessero attaccati.
‘Se gli è successo qualcosa è tutta colpa mia. Sono venuta qui pensando di poter negoziaziare, ed invece mi fatta imprigionare come una novellina. Che Comandante sono?’
Più volte aveva chiesto all’elfo della notte notizie sui soldati dell’Ordine della Fiamma, ma ogni volta riceveva la stessa risposta:
“Che ti importa? Tanto stai per morire.”
Lily si struggeva, erano stati giorni difficile. Perché la tenevano lì? Perché non la uccidevano e basta? Cosa volevano da lei?
Alcune notti arrivò persino a credere di avere le allucinazioni. Sentiva una voce cantare.
“Non sederti più
Lascia che i miei fratelli cantino
Verso quella spiaggia lontana
Veleggeremo insieme in tutto il mondo”
Queste erano le parole che udiva. Parole per lei senza senso, pronunciate da chissà quale spettro nella sua mente.
Un giorno, decise di chiedere un rotolo di pergamena e dell’inchiostro per scrivere ai suoi uomini. Se proprio doveva morire, voleva che almeno i suoi uomini sapessero che non si era dimenticata di loro. Si sedette sulla sedia ed intinse la piuma d’oca nel calamaio. Il freddo le provocò un brivido lungo la schiena. Iniziò a scrivere.
“Miei soldati, quando leggerete questa lettera sarò già morta. Spero che voi tutti stiate bene, e che la mia scellerata scelta di negoziare con la Regina elfo non sia costata vite preziose al nostro Ordine. Continuate a combattere, anche dopo la mia morte. Non perdete la speranza, non perdete il coraggio che fino ad oggi avete mostrato nel lottare per il nostro mondo. Scegliete una guida, sono sicura che la vostra scelta sarà giusta. Mi dispiace, non avrei voluto mettervi in questa situazione..”
Era ancora china sulla pergamena, quando sentì le chiavi girare nella serratura della pesante porta in ferro della sua cella. Un attimo dopo, colui che aveva aperto la porta entrò. Ma non si trattava del solito elfo della notte.
Davanti a Lily c’era un umano, elegantemente vestito, con una torcia stretta in una mano. Era Willas Greatwall, il castellano.
“Comandante Lily, mi segua, per favore. Presto, non abbiamo molto tempo.”
L’elfa fu quanto mai confusa, soprattutto da quel “per favore”. Da quando un condannato a morte veniva trattato con gentilezza?
“Cosa…cosa significa tutto questo? Dove vuoi portarmi?” Chiese con sospetto.
“Avrete le vostre risposte, Comandante, e ben presto. Ma ora dobbiamo andare, ogni secondo è prezioso.”
‘Non ho scelta’, pensò Lily. ‘Se vogliono uccidermi, lo faranno comunque. Ma perché inscenare questo?”
Lily si alzò dalla sedia. “Se morirò, vi prego, consegnate questa lettera ai miei uomini accampati a Durotar.”
“Non morirete oggi, mia signora”, rispose il castellano, la luce delle fiamme gli danzava sul volto barbuto. “Né per mano mia, né per quella della Regina Yeonlang.”
Willas guidò Lily attraverso una serie di corridoi, così stretti che dovettero attraversarli in fila indiana. Li portarono giù, in quelle che Lily capì essere le segrete di palazzo, con celle molto diverse dalla sua. Erano piccole, prive di luce, spoglie. Attraversarono un muro girevole, poi percorsero ancora qualche metro, fino ad arrivare ad altri gradini, questa volta verso l’alto. Una scalinata che portava ad una porta chiusa, illuminata dal fuoco debole di un’altra torcia. Quando arrivarono in cima, Greatwall aprì la porta, ed il castellano e Lily entrarono in una stanza molto grande. Era riccamente adornata. Tavoli di finissimo marmo, soffici tappeti sul pavimento ed davanti all’elfa una grande dipinto rappresentante il mondo di Azeroth, accanto ad una sfarzosa stoffa recante la volpe rampante. Sotto di essa, era seduta la Regina Yeonlang.
Quest’ultima era vestita diversamente rispetto a quando Lily l’aveva vista giorni prima. Non aveva parti strategiche del corpo scoperte, indossava una tunica rossa come i suoi capelli, chiusa all’altezza di una spalla dal un fermaglio in argento a forma di volpe. Non aveva la corona, ma bracciali adornavano lo snello avambraccio destro e due anelli la mano sinistra. Ai piedi indossava dei sandali color oro. Accanto a lei c’era un piccolo tavolo, con sopra una campanella.
“Comandante Lily”, esordì la Regina, “prego, accomodatevi.” Fece un gesto gentile verso la poltrona davanti a sé. Intanto, Willas aveva posato la torcia in un alloggio sul muro, fino a quel momento vuoto. Era proprio la luce delle torce ad illuminare la stanza e Lily vide due porte, una dalla parte opposta alla sua, l’altra all’estrema destra della sala, oltre la quale si intravedevano delle scale che salivano verso l’alto. “Avete fame?”
Seduto non distante da Yeonlang c’era anche il suo oracolo, il troll Sharuk. Lo strano troll aveva lo stesso sguardo fisso e privo di emozioni che Lily ricordava di aver visto in lui il giorno in cui era comparsa davanti alla corte della Regina. L’elfa del sangue sentiva della musica provenire dalla stanza vicina, quella oltre la porta dalla parte opposta. Avanzò cautamente, guardandosi intorno e si sedette davanti alla regina. La poltrona era soffice e comoda, una sensazione che Lily credeva di aver dimenticato.
“No, Vostra Grazia. Il tuo gentile elfo mi ha nutrito piuttosto bene.”
“Bene. C’è del vino però. Tieni, bevi con me.” Willas porse una coppa di vino rosso a Lily.
‘Mi vogliono avvelenare?’
“Sono curiosa di sapere cosa sta succedendo, Maestà, ma non sono qui per bere.”
Yeonlang emise un sospiro, colmo di rammarico. “So che ti ho trattata in modo orribile, ne sono consapevole. Ma per favore, accetta questa coppa di vino e bevi con me.”
Lily guardò la Regina per qualche secondo, poi prese la coppa. Intanto, oltre alla musica, dalla stanza opposta la Comandante udì voci, cozzare di coppe. Incerta, non chiese nulla. Ma fu la stessa Yeonlang a spiegare cos’erano quei suoni.
“Ho lasciato la corte giusto qualche minuto fa.” Bevve un sorso di vino. “Ho detto di aver bevuto troppo e di aver bisogno di qualche minuto per liberarmi la testa. Gli Oscuri non si insospettiranno per la mia assenza, o almeno lo spero.” Svuotò la coppa e la porse a Willas.
“Cosa succede di là?” Chiese Lily. La Regina sembrava avere un tono sincero, sicuramente diverso rispetto a quello della loro prima conversazione.
“Festeggiano la tua morte.” Lo sguardo di Yeonlang era divertito. Lily invece non aveva alcun motivo per divertirsi.
“Volete giustiziarmi qui? Non mi sembra il caso di sporcare la vostra preziosa sala del mio sangue.”
“No, no, Comandante. Voi siete già morta. A quel che si dice in giro, la vostra è stata una morte lenta e dolorosa.”
Lily cambiò posizione sulla poltrone. Che sensazione mai provata, quella di essere già morta. Si sentiva a disagio.
“Come faccio a fidarmi? Voi avete ucciso Kentel! Ho visto io stessa il suo cadavere appeso alle mura del vostro palazzo, proprio qua fuori!”
La Regina fece una dolce risatina. Poi allungò il braccio e suono brevemente la campanella posta sul piccolo tavolo vicino a lei. Un momento dopo, la porta all’estrema destra della stanza si aprì ed una figura imponente entrò nella sala. Lily spalancò gli occhi. Quello che vide fu un essere possente anche per la sua razza, con due profondi occhi color celeste e quattro tentacoli che gli scendevano dal viso. Due più lunghi alle estremità di quest’ultimo e due più interni e più corti. Indossava delle vesti semplici, di colore blu. In una mano aveva un lungo bastone in legno che poggiava per terra.
“Kentel!” Lily non credeva ai suoi occhi. Sbigottita, rivolse il suo sguardo di nuovo alla Regina, mentre il draenei si stava avvicinando a loro.
“Ma, il cadavere sulle mura…”
“Un criminale comune”, spiegò Yeonlang alzandosi e girando intorno alla sua poltrona. “Un bandito che sarebbe morto comunque. Dove averlo giustiziato abbiamo bruciato il suo cadavere per non renderlo riconoscibile e l’abbiamo spacciato per Kentel. I nostri amici Oscuri non hanno avuto il minimo sospetto. D’altronde come sospettare di chi li fa banchettare nella propria corte?”
“Essi sono abbagliati dalla bellezza di Sua Magnificenza, si fidano di lei”, disse Greatwall.
“La bellezza è un velo, mio buon castellano”, affermò Yeonlang. “Non capiscono perché si fermano ad osservare e bramare il mio corpo, come un prezioso velo d’oro. Ma se solo alzassero lo sguardo, se guardassero oltre quel velo, capirebbero. Ma non lo fanno. Quanti ne ho incontrati come loro… così tanti che ormai so come trattarli.” La Regina tornò a guardare Lily. “E lo stesso abbiamo fatto con te, Comandante. Abbiamo detto che un oppositore e traditore come te meritava una morte lenta e dolorosa più che una rapida esecuzione, e così ti abbiamo tenuto un po’ nella torre di palazzo e giustiziato un’altra bandita, il cui viso era così deturpato dai corvi da renderlo irriconoscibile.”
“Lily…” Kentel era giunto vicino a loro. Senza pensare, Lily si alzò dalla poltrone e abbracciò l’amico.
“Kentel! Che gioia vederti!” Ed era davvero una gioia. Non vedeva una faccia amica da troppo tempo, angosciata sempre dal dovere, ossessionata dal pensiero del Lord dell’Infinito, della sua caccia senza sosta.
“Sapevo che mettere in giro la voce della mia morte ti avrebbe attirata qui, Lily.” Lo sciamano sembrava più provato rispetto a due anni prima, ma ancora in forze. “Cercati da solo era troppo pericoloso con tutti questi Oscuri in giro. Se mi avessero catturato sarei sicuramente morto.”
“Kentel… dopo.. dopo che ci siamo salutati quel giorno… Kharonte, Kharonte è… Se tu fossi stato con noi…”
Il draenei si staccò dall’abbraccio dell’elfa e la guardò in volto, poggiandole una mano sulla spalla.
“Lily… ecco… c’è una cosa che devi sapere…”
Il panico si impossessò dell’elfa. “Cosa? Cosa succede?” Kentel e Yeonlang si scambiarono un’occhiata, poi lo sciamano annuì. Lily li osservò. La Regina estrasse dalla manica un piccolo rotolo di pergamena e lo porse al Comandante dell’Ordine della Fiamma, senza dire una parola.
“Cos’è questo?” Lily era confusa. In preda ad un caleidoscopio di emozioni. La mano le tremò quando afferrò il piccolo rotolo e srotolò. Ebbe l’istinto di risedersi, poi, nella sua mente, iniziò a leggere.
“Lily,
Non ci vediamo da molto tempo. So che credi che Kharonte sia morto, ma il tuo amato elfo non lo è, non più di quanto lo sia io. Quando l’ho trovato, a Silvermoon, la fiamma della vita era solo una scintilla in lui, ma ancora presente. L’ho portato via, ed ho trascorso gli ultimi due anni a cercare di curarlo, ma le sue ferite sono lente a guarire. Sono certo che le tue arti mediche sarebbero molto più efficaci. Ho vissuto da fuggiasco per troppo tempo, ed ho molte cose di cui parlarti. Ci stiamo nascondendo da questi invasori da troppo tempo, ma insieme potremmo riprenderci la nostra amata Quel’Thalas e tutto Azeroth. Spero che questa lettera possa giungere a te in qualche modo, e ti prego di raggiungermi nelle Savane a sud di Ashenvale. Riprendiamoci il nostro mondo, insieme. Come due anni fa.”
Mancava l’ultima parola per finire di leggere quella pergamena. Un nome. Il nome di colui che aveva vergato quelle parole. Un nome che Lily non riuscì a leggere a bassa voce.
“Zihark.”
Illustrazione in evidenza di Efflam Mercier