Iniziai la giornata seguente, quella della partenza, come tutte le altre. Al mattino, andai da Krogrash. Quello sciamano sempre così calmo che pensavo impossibile fosse davvero un orco. O un mostro, come li chiamavano a Silvermoon. Per tutti quei mesi che ero stata con la banda di Nyx, avevo imparato cose che mai avrei pensato essere davvero reali. Gli Elementi erano così lontani dalla magia che insegnavano a Quel’Thalas. Ed era proprio grazie a Krogrash che l’avevo capito, era stato lui ad insegnarmelo. Proprio in quel momento, proprio quella mattina. Avrei dovuto ringraziarlo, ma pensai di farlo un’altra volta. Tanto quell’orco sarebbe stato sempre lì, no? A meditare, a intagliare i suoi totem, ad ascoltare gli Elementi. Sarei andata certamente a trovarli di nuovo! Se solo avessi saputo….
“Così hai deciso di andare via?” chiese Krogrash non distogliendo lo sguardo dai suoi totem. Li stava intagliando di nuovo.
“Signor Krogrash, io…” tentò di rispondere Lilith, ma lo sciamano la fermò subito.
“Non devi giustificarti piccola elfa. So cosa sia la nostalgia di casa.”
“La sentite anche voi? Com’era casa vostra?”
La voce di Krogrash si coprì di un velo di amarezza, di rimpianto.
“Draenor era un pianeta bellissimo. Molto bello, Lilith. Ma poi la mia gente ha deciso di seguire le idee di un orco cattivo. Un orco che ha lentamente distrutto Draenor.”
“E voi non l’avete fermato?” A Lilith sembrò strano che nessuno fermasse qualcuno che distrugge casa sua. Lei l’avrebbe certamente fatto.
“Ci sono cose che è difficile fermare, Lilith. Come la brama di potere. O la sete di sangue quando si impossessa di te. Gli Orchi hanno fatto tanti sbagli durante quegli anni. E alcuni non si potranno mai perdonare”, concluse mettendo via i totem. La piccola elfa fu sicura di sentire un sospiro. Ebbe l’impressione che quelle parole facessero ancora male all’orco sciamano.
“Questa allora sarà la tua ultima lezione. Hai portato il tuo arco?” chiese voltandosi e guardando Lilith.
“Si, eccolo qui” rispose lei togliendo l’arma dalla spalla e mostrandola allo sciamano. Era un modesto, un arco in legno, fatto su misura per Lilith. Ad un adulto sarebbe potuto sembrare un giocattolo.
“Bene, vieni qui, avvicinati. Oggi ti insegnerò che non si combatte solo con gli occhi o i muscoli.”
I grandi occhi verdi di Lilith si illuminarono. “Finalmente mi insegnerai ad usare gli Elementi? Diventerò una sciamana come te?”
Krogrash rise di gusto. “Per diventare sciamani ci vogliono anni di allenamenti, piccola Lilith! No, ti insegnerò qualcosa di meglio. Vieni, ti faccio vedere.”
La piccola elfa compì i pochi passi che la separavano dall’orco.
“Mettiti in posizione di tiro e incocca una freccia. Mira a quell’albero lì. Alla mela sul ramo.” Fece segno verso un albero distante almeno 200 metri.
Lilith sgranò gli occhi, incredula.”Ma è lontanissimo, non ce la farò mai!”
“Tu provaci, non puoi ancora sapere di non farcela.”
La piccola elfa restò dubbiosa, ma fece come le era stato detto. Si mise in posizione, incoccò la freccia, cercò di concentrare i suoi occhi sulla mela di quell’albero. Arrivò alla massima tensione e poi.. scoccò. La freccia partì, ma la sua traiettoria mancò di molto la mela.
“Avete visto? Ve lo dicevo io! È impossibile!”
“Perché hai mirato usando i tuoi occhi, certo che è impossibile.”
“E come dovrei mirare? Gli occhi a questo servono!”
Krogrash non disse nulla, ma si abbassò per poter parlare alla piccola elfa dall’espressione imbronciata.
“Devi sentire quello che vuoi colpire, Lilith. Devi percepire il tuo bersaglio. L’energia non è solo in noi o negli animali, ma in ogni essere vivente. L’energia della Terra è ovunque qui, anche in quell’albero lontano e in quella mela. Non guardare solo con gli occhi Lilith, ma anche con la tua mente. Espandila, non chiuderla sola alla tua vista. Ascolta gli Elementi, saranno loro a dirti dove colpire.”
“Ma signor Krogrash, io non so sé…”
Lo sciamano pose una delle sue possenti e nodose mani sulla piccola spalla dell’elfa.
“Provaci, Lilith. Provaci!”
Lilith guardò l’albero in lontananza e quel piccolo puntino che era la mela. Le sembrò di nuovo impossibile. Era troppo lontano, non ce l’avrebbe mai fatto. Ma volevo fidarsi di Krogrash. Voleva provare.
Si rimise in posizione e incoccò un’altra freccia. Riguardò il piccolo puntino, le sembrò più lontano che mai. Chiuse gli occhi, inspirando e espirando lentamente. Aprì la sua mente, cercando di non pensare alla distanza.
“Non pensarci, Lilith, non pensarci!” si ripeteva. Iniziò ad sentire un tremolio sotto i piedi. Un energia che si muoveva sotto di lei.. e poi tutt’intorno a lei. In ogni foglia, in ogni pianta.
“Apri la tua mente, Lilith, ascolta gli Elementi. Accoglili.”
Ora era la voce di Krogrash a sembrare lontanissima, ad essere soverchiata dalle energie di quel posto. E poi, per un attimo, la vide. La mela attraversò la sua mente come una stella cadente. Sentì l’arco tremare, spostarsi dalla posizione che lei voleva. Lilith scoccò di nuovo… e aprì gli occhi.
La freccia mancò di nuovo il bersaglio, ma stavolta passò a qualche metro da esso.
“Nooooo!” piagnucolò Lilith per un attimo. “È tutta colpa di questo stupido arco!”disse poi con rabbia. “Se solo avessi un grande arco, uno leggendario come quello di Sylvanas! Quello di una grande eroina che combatte epiche battaglie! Ah, allora si che non mancherei nessun bersaglio! E invece ho questo arco brutto e di legno!” Lo gettò via con stizza.
Krogrash non disse una parola, ma si mosse per prendere l’arco da terra, guardandolo poi per qualche secondo.
“Lilith”, iniziò con la sua voce calma. “Tu pensi che Sylvanas sia stata una grande ranger per il suo arco?”
“Certo!” rispose l’elfa con sicurezza granitica. “Una grande arma aiuta sempre! Altrimenti come fai con un pezzo di legno come il mio? Guardalo, che brutto! Che voglio colpire con quello? E poi avete visto? Non sono capace. Mi sono fidata di voi ed è vero, c’è l’energia di cui parlavate ma io non sono capace!”
Krogrash si avvicinò alla piccola elfa con l’arco tra le mani. Si sedette vicino a lei.
“Sai, forse hai ragione. Però voglio farti una domanda. Cosa era l’arco di Sylvanas prima delle epiche battaglie? Cos’era quando Sylvanas ha iniziato ad usarlo?”
“Beh…” Lilith a quello non ci aveva pensato. “Era… un arco.”
“Brava, era un arco. Esattamente come questo qui.” L’orco porse l’arma all’elfa. “Non è stato l’arco a rendere leggendaria Sylvanas. È stata Sylvanas a rendere leggendario l’arco.”
Lilith guardò l’arma. Poi di nuovo Krogrash.
“Questo è il tuo arco. La tua arma. Ora è solo un brutto arco di legno. Devi essere tu a renderlo un arco leggendario. Proprio come ha fatto Sylvanas con il suo.”
“E come…?”
“Hai detto che ti sei fidata di me e hai sentito l’energia degli Elementi. Ora devi fare l’ultimo passo per colpire la mela su quell’albero. Dai su, alzati, riprova.”
Lilith guardò lo sciamano alzarsi e torreggiare su di lei, renderle le mano. Guardò di nuovo l’arco. Afferrò la mano di Krogrash e si tirò su. Si mise in posizione, incoccò la terza freccia. Chiuse gli occhi, aprì la mente agli Elementi. Sentì di nuovo l’energia tutto intorno a lei. Ma l’arco iniziò di nuovo a tremare nella sua presa. Poi sentì di nuovo, questa volta più vicina, la voce dello sciamano Krogrash.
“Fidati di te stessa, Lilith. Devi avere fiducia in te stessa. Sei capace, lo so. È tutto dentro di te, devi solo fidarti… Questa è la mia ultima lezione.”
Le parole dell’orco travolsero la piccola elfa.
“È il mio arco. La mia arma. Devo essere io a renderlo leggendario.”
La sua presa si rinsaldò. L’arco smise di tremare. E poi, la vide, di nuovo come una stella cadente. Ma questa era più vicina, vicinissima. La vedeva chiaramente.
Lilith scoccò la freccia e quest’ultima centrò in pieno la mela del distante albero, staccandola di netto dal ramo.
“Ce l’ho fatta! Signor Krogrash! Avete visto!? Ce l’ho fatta ho colpito la mela col mio arco!” esultò Lilith, raggiante in volto mentre alzò il suo arco al cielo, guardandolo estasiata. “Ce l’ho fatta, ce l’ho fatta!!”
“L’ho sempre saputo, piccola elfa! Ora però devi dargli un nome a questo arco! Pensaci, me lo dirai quando ci rivedremo!”
Il volto di Lilith si stranì. “Perché? Voi non mi accompagnate?”
“No, Lilith, andrai solo con Otrok e Nyx. Farci vedere in gruppo è troppo rischioso, siamo sempre dei fuggitivi…”
“Oh…” il volto della piccola elfa si incupì un po’.
“Ma non ti preoccupare, tanto tornerai a trovarci no? O al limite vengo io! Devi dirmi il nome, me lo prometti?”
Lilith si illuminò di nuovo. “Certo, signor Krogrash ve lo prometto! Tornerò per dirvi il nome del mio arco!”
Krogrash sorrise, era la prima volta che Lilith vedeva un sorriso sul volto dello sciamano.
“Ora vai su, Otrok e Nyx ti aspettano.”
“Allora… arrivederci signor Krogrash. Ricorderò le nostre lezioni.”
Lilith sentì i suoi occhi inumidirsi ma non voleva che Krogrash pensasse che lei fosse una bambina vedendola pinagere. Così si voltò e andò via. Nyx e il signor Otrok la aspettavano per tornare a casa.
Quella volta, dopo essermi allontanata, mi voltai. Vidi Krogrash che era tornato ai suoi totem, immerso nella natura come uno sciamano deve essere. Ho ancora quell’immagine fissa nella mia mente. Avrei dovuto dirgli grazie. Avrei dovuto piangere come mi sentivo di fare. Se solo avessi saputo…