Xal’atath è la più antica delle armi leggendarie di Azeroth, risalente al tempo dell’Impero Nero degli Dei Antichi. Essa è anche tra le più potenti, seconda solo all’Anima dei Demoni di Deathwing, e possiede una coscienza ed una volontà propria. Quella di quest’arma, è sicuramente una delle storie più affascinanti ed avvincenti nel mondo di Warcraft.
Le teorie abbondano per quanto riguarda la natura della sua creazione. Alcuni dicono infatti che Xal’atath sia tutto ciò che rimane di un Dio Antico dimenticato, mentre altri affermano che la lama sia addirittura uno degli artigli di Y’Shaarj, il più potente degli Dei Antichi. Qualunque sia la verità circa la sua origine che si perde dunque tra le nebbie del tempo, una delle poche notizie certe è che Xal’atath è infusa dal potere degli Dei Antichi. Le leggende affermano che essa possa persino far avere al suo possessore delle visioni sull’Impero Nero, anche se queste visioni conducono inevitabilmente il possessore dell’arma alla pazzia.
La storia di Xal’atath inizia millenni e millenni fa. Dopo che gli eserciti del Pantheon distrussero l’Impero Nero ed imprigionarono i tre Dei Antichi rimanenti sotto Azeroth, Xal’atath rimase libera, passando di mano in mano molte volte nel corso dei millenni e seminando morte e caos ovunque andasse. Un giorno, arrivò nelle mani di un troll di nome Zan’do, un ambizioso stregone del clan Gurubashi cacciato dalla sua posizione di prestigio dai suoi rivali. Xal’atath distorse con grande facilità la sua mente e facendo leva sula sua rabbia trasformò i pensieri di vendetta del troll in una vera e propria ossessione. Xal’atath guidò Zan’do e i suoi seguaci su un tumulo di pietra nera ai piedi delle Montagne di Zandalar e sebbene i mistici Zandalari avessero proibito a tutti i troll non solo di toccare, ma addirittura di avvicinarsi alla sinistra lama, Zan’do credeva che quest’ultima avesse il potere di sconfiggere i suoi rivali, una convinzione che crebbe ancora di più quando seppe (uno degli inganni di Xal) che la lama era tutto quello che restava di una potente creatura di nome Kith’ix. Xal’atath incoraggiò Zan’do a fare offerte di sangue a Kith’ix e lo stregone massacrò i suoi compagni in un rituale profano. Alla sua conclusione, il troll immerse Xal’atath nella pelle di Kith’ix. La bestia si svegliò e si alzò di nuovo, e Zan’do ed i suoi seguaci non furono mai più visti.
Kith’ix risvegliò dal sonno gli Aqir e li mandò a setacciare la superficie di Azeroth, scatenando tutta la potenza oscura di Xal’atath contro i troll. Sebbene alla fine quest’ultimi sarebbero riusciti a sconfiggere lui e i suoi eserciti insettoidi, essi non dimenticarono mai la potenza di Xal’atath. Molte tribù troll cantano ancora oggi storie sulla lama nera che le ha quasi portate all’estinzione.
Si arriva così al primo grande cataclisma che colpì Azeroth, la Grande Separazione, periodo nel quale, apparentemente, Xal’atath scompare dalla Storia. L’unica cosa che sappiamo, è per un certo periodo è stata nelle mani dei Naga.
La lama dell’Impero Nero fa la sua ricomparsa migliaia di anni dopo, quando Xal’atath venne consegnata alla moglie del nano Thaurissan, la strega Modgud, da uno dei nani del clan Ferroscuro impegnato nella ricerca di artefatti magici. Essendo un’esperta di magia a pieno titolo, Modgud fu immediatamente rapita dalla lama e passò diversi giorni nelle sue stanze cercando di discernere i suoi segreti. Quando uscì, cercò il nano che le aveva consegnato l’arma per ringraziarlo… ma incredibilmente, nessuno riuscì a trovarlo o addirittura a ricordare il suo nome o il suo volto. Modgud impugnò Xal’atath durante quella che passò alla storia come la “Guerra dei Tre Martelli”, usandola contro i nani del clan Wildhammer di Grim Batol e dando vita a sinistre presenze oscure negli angoli bui della fortezza. Alla fine, Khardros Wildhammer si fece strada attraverso l’esercito dei Ferroscuro e affrontò Modgud in persona. Quest’ultima fece per prendere Xal’atath per difendersi, ma la lama era inspiegabilmente svanita nel nulla. Khardros la colpì con un solo potente colpo dal suo martello; mentre giaceva al suolo, nei suoi ultimi istanti di vita, Modgud pronunciò ossessivamente una sola frase: “Avevi promesso…”
Gli anni passarono e dopo la Prima Guerra tra Orda e Alleanza, una sacerdotessa umana di nome Natalie Seline si dedicò allo studio delle orribili magie adoperate dagli Orchi, nella convinzione che la conoscenza di questo potere fosse la chiave per combatterlo. Natalie sentì storie di una lama oscura il cui potere dominava le ombre stesse. Preoccupata che potesse esistere una tale lama, si mise alla sua ricerca. Non appena toccò il pugnale, Xal’atath le parlò e capì immediatamente che la lama dell’Impero Nero non poteva essere distrutta. Da essa, apprese del Vuoto e delle sue interazioni con la Luce. Al tempo della Seconda Guerra, Natalie aveva non solo imparato a maneggiare la magia dell’Ombra, ma l’aveva insegnata anche ai suoi seguaci, usando quel suo potere in segreto per condurre la guerra contro gli Orchi. I sussurri esasperanti di Xal’atath, tuttavia, destabilizzarono enormemente la sua sanità mentale, trasformando le sue nobili intenzioni in quello che si poteva definire puro fanatismo. Lei e i suoi seguaci abbracciarono la magia del Vuoto con tutto loro stessi e molti addirittura arrivarono ad abbandonare completamente la Luce. Sebbene Natalie non smise mai di predicare cautela nell’uso dei nuovi poteri, le sue esortazioni caddero inascoltate. Col tempo, i suoi seguaci si convinsero che la sacerdotessa stesse nascondendo loro i veri segreti della magia dell’Ombra. Natalie venne uccisa nel sonno dai suoi compagni che si impossessarono così di Xal’atath.
Dopo questo episodio, ancora una volta Xal’atath scompare, facendo la sua ricomparsa solo molti anni dopo, durante la terza invasione della Legione Infuocata. Quando i demoni tornarono ad invadere Azeroth dalle Isole Disperse infatti, Moira Thaurissan, una dei nani governanti Ironforge, lavorò con il non morto Alonsus Faol (il fondatore dell’Ordine dei Paladini del Silver Hand), per cercare armi in grado di combatterli. Attraverso uomini che facevano il doppio gioco all’interno del clan Martello del Crepuscolo (adoratori degli Dei Antichi), essi appresero che il culto stava usando Xal’atath in una sorta di rituale malvagio nelle Radure di Tirisfal. Mandarono così un sacerdote ad indagare, scoprendo che il Martello del Crepuscolo si era introdotto nella tomba di Tyr, il leggendario Custode. All’interno, un alto rappresentante del Culto di nome Farthing, stava usando la lama per tentare di rianimare Zakajz il Corruttore, uno C’Trax che una volta aveva servito Yogg-Saron insieme a Kith’ix. Farthing iniziò ad usare il potere di Xal’atath contro il sacerdote, ma quando iniziò a perdere la battaglia, la lama lo abbandonò. Apostrofandolo come “debole”, divorò la sua anima e disse al sacerdote di prenderla con sé. Nel momento in cui quest’ultimo strinse l’arma, essa gli sussurrò che l’unico modo per assicurarsi che Zakajz non si sarebbe mai più rialzato era quello di usare Xal’atath per divorare la sua essenza. Il sacerdote acconsentì e quando Xal riacquistò i suoi pieni poteri, il sacerdote e la lama partirono per le Isole Disperse per combattere insieme contro la Legione. Questo sacerdote finì per essere il leader del suo ordine nel Tempio di Netherlight.
Il sacerdote esercitò Xal’atath contro la Legione Infuocata per un certo periodo, consumando in ultima analisi gran parte della sua potenza per prosciugare la spada di Sargeras che stava continuando a corrompere la regione di Silithus.
Tuttavia, la storia di Xal’atath non era ancora finita. Durante la Quarta Guerra, quando i Naga attaccarono Kul Tiras e Zandalar, la lama si risvegliò, richiamando gli avventurieri a sé. Essi la ripresero e si rivolsero a Xal’atath per ottenere informazioni dettagliate sui piani dei Naga. La lama spiegò così che i servitori della Regina Azshara stavano cercando di evocare una tempesta abbastanza potente da coprire tutta Azeroth usando tre reliquie: la Pietra del Vuoto, il Tridente degli Oceani ed il Richiamo della Tempesta. Xal’atath guidò gli avventurieri a Drustvar, dove trovarono l’Alta Elfa Inanis che tentava di esercitare il potere della Pietra del Vuoto. Dopo averla uccisa, Xal’atath attinse al potere della reliquia trasferendo la sua essenza nel cadavere di Inanis. Ora in forma corporea, Xal’athath aiutò gli avventurieri a trovare le altre due reliquie e le portò nel Crogiolo delle Tempeste sotto il Precipizio dell’Oblio.
E qui, ancora una volta, l’inganno di Xal’atath venne alla luce. Invece di fermare i Naga, Xal’atath offrì le reliquie e gli avventurieri al Dio Antico N’Zoth in cambio della propria libertà. Quest’ultimo, compiaciuto del lavoro dell’arma, svincolò la coscienza di Xal’atath dalla lama. Adesso libera, Xal’atath partì attraverso un portale, promettendo agli avventurieri che si sarebbero rivisti nuovamente. E da lì scomparve, continuando però a tramare nell’ombra fino ad allearsi con l’Incarnazione della Terra, Iridikron, per impossessarsi di un potente artefatto contenente l’essenza di Galakrond e rivelandosi l’Araldo del Vuoto di un’antica profezia naga.
Per quanto riguarda la lama, essa venne poi consegnata al Warchief dell’Orda Sylvanas Windrunner, la quale a sua volta, la consegnò nelle mani del suo campione Nathanos Blightcaller. Intrisa del potere di N’Zoth, la lama avrebbe guidato le flotte dell’Alleanza e dell’Orda alla città sommersa di Nazjatar, dove Nathanos aveva l’ordine di consegnare la lama ad Azshara.
L’arma venne infine consegnata dalla stessa Azshara al drago nero Wrathion nelle mitica città di Ny’alotha, dove il Principe Nero la utilizzò per sconfiggere N’zoth, prima di sparire, per l’ennesima volta nella sua incredibile storia, nel nulla.
Illustrazione in evidenza di Kresto-The-Artist
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