Nonostante il suo nome, il Doomhammer è un’arma delle forze del bene, che porta la rovina ai nemici e sostiene l’onore della sua famiglia d’origine. La testa del martello fu forgiata in una pozza elementale di lava sul pianeta Draenor da un orco chiamato Gelnar. Quando un altro orco, Gelnor, fabbricò un manico di quercia per l’arma, il Doomhammer fu finalmente completo. Sia il martello che il nome furono poi tramandati di padre in figlio per generazioni fino al giorno in cui passò a Telkar Doomhammer, padre di Orgrim Doomhammer.
Il giovane Orgrim iniziò ad ammirare il martello, sapendo che un giorno sarebbe stato suo. In un incontro tra Orgrim, Durotan e il Profeta dei Draenei Velen, quest’ultimo raccontò di una profezia riguardo all’arma che diceva che “L’ultimo erede dei Doomhammer la userà per portare prima salvezza e poi la rovina per il popolo degli orchi. Poi passerà nelle mani di chi non appartiene al clan dei Blackrock, tutto cambierà di nuovo, e sarà ancora una volta utilizzata a favore della giustizia.”
Questa profezia pronunciata da Velen, faceva a sua volta il paio con un’altra profezia, tramandata per secoli dagli sciamani orchi:
“Attraverso il sangue l’arma passerà, come la notte genera il giorno, fino a quando gli elementi inascoltati non piangeranno, e l’orgoglio si trasformerà in rabbia sfrenata. L’ultimo della linea elargirà salvezza e distruzione sulla sua specie. L’onore sarà annullato e tutto andrà perduto, prima che venga ritrovato. Uno straniero innalzerà il martello e con esso regnerà la giustizia.”
In effetti, poco tempo dopo, gli Orchi caddero nelle tenebre, a causa delle manipolazioni di Gul’dan e Kil’jaeden.
Tutti i successori della linea di sangue di Doomhammer portavano questa infausta profezia sulle loro spalle, terrorrizzati dall’idea di essere coloro che avrebbero portato la rovina degli Orchi. Eppure, per generazioni, questi presagi di sventura non si realizzarono. Il leggendario martello Doomhammer divenne invece uno standard di orgoglio e onore, la sua immensa pietra nera indomabile come lo spirito feroce degli orchi.
Quando il cimelio passò a Orgrim Doomhammer e la possente Orda degli Orchi arrivò al potere, l’arma era di un’imparaggiabile potenza in battaglia. Innumerevoli nemici subirono la sua ira, ed essa distrusse persino la leggendaria Lama di Stormwind di Sir Anduin Lothar, il Leone di Azeroth, prima di schiacciare il cranio del leggendario Comandante dell’Alleanza.
Orgrim tuttavia, si rese conto troppo tardi di essere stato il precursore del destino profetizzato dallo sciamano ancestrale del suo clan. Sebbene avesse ucciso il Warchief dell’Orda Blackhand e molti degli stregoni del Concilio delle Ombre che avevano distrutto la cultura degli orchi, il popolo di Orgrim alla fine fu sconfitto, e la maggior parte di loro fu rinchiuso in campi di internamento umani per vivere i loro giorni nella vergogna e nella letargia.
La profezia, tuttavia, non aveva ancora fatto completamente il suo corso. Fu così che Orgrim, ferito a morte mentre combatteva per liberare il suo popolo dal carcere, conferì il Doomhammer ad un orco che non apparteneva al suo clan o linea di sangue: Thrall.
Prendendo ed usando il martello come simbolo di speranza, il giovane orco liberò la sua razza e riaccese l’orgoglio e l’eredità che gli Orchi avevano abbandonato dalla tragica corruzione demoniaca causata dal sangue del demone Mannoroth.
L’immagine di un lupo fu successivamente aggiunta al Doomhammer per indicare i legami ereditari di Thrall con il clan Frostwolf, ma nient’altro fu modificato dall’originale stato dell’arma. Attraverso la guerra e la pace, il martello rimase al fianco di Thrall, un’incarnazione della forza della sua razza com’era nei tempi antichi, e un simbolo di rovina per i nemici che avessero osato minacciare la libertà e l’onore degli Orchi.
Illustrazione in evidenza ufficiale Blizzard