Mentre i Regni umani si radunavano nel nord e nasceva l’Alleanza di Lordaeron, Orgrim Doomhammer e l’Orda pianificarono la loro prossima mossa. Dopo aver attraversato le zone umide appena a nord di Khaz Modan e superato altre roccaforti naniche a Dun Algaz e Dun Modr, l’unica via terrestre per Lordaeron attraversava le Paludi Grigie, collegandola al regno nanico tramite una serie di stretti ponti, un incrocio che poteva essere facilmente fortificato e difeso. Il Warchief però aveva un’altra strategia in mente, un qualcosa che gli Umani non avrebbero immaginato: gli Orchi avrebbero costruito una flotta di navi da guerra e avrebbero lanciato un attacco a sorpresa direttamente nel cuore delle terre dei loro avversari via mare.
Con il supporto di Gul’dan e del suo clan dei Razziatempesta, Doomhammer riuscì a convincere il resto dell’Orda che quella fosse la strategia vincente per la guerra contro i difensori di Azeroth. Così, la costruzione di una vasta flotta iniziò in una baia all’estremo ovest della Paludi Grigie (il luogo che sarebbe poi diventato il Porto di Menethil). Ovviamente, gli Orchi possedevano ben poca conoscenza marittima, ma in quest’argomento vennero grandemente aiutati dagli Ogre e dai Troll Amani, i quali, sebbene approssimative, avevano più conoscenze. Iniziò così la costruzione della flotta dell’Orda.
Per velocizzare il processo, Doomhammer arruolò tra le sue fila anche alcuni goblin del Cartello di Spargifumo. Il Warchief fornì a quest’ultimi enormi quantità di oro come pagamento per nuove tecnologie, mappe, informazioni e servizi di costruzione navale. Gli Orchi non avevano praticamente bisogno della valuta aurea, e ne erano ancora ricchi dopo il saccheggio del Regno di Stormwind.
Contemporaneamente a questi eventi, la Regina dei Draghi, Alexstrasza, ed il suo Stormo Rosso erano a caccia dell’antico manufatto noto come Anima dei Demoni. L’arma era stata recuperata dal clan Fauci di Drago (anche se in realtà, dietro il suo ritrovamento ci fu la regia del drago nero Deathwing) e quindi la ricerca di Alexstrasza alla fine la condusse all’Orda. Disgustata dalla violenza che gli Orchi avevano perpetrato a Khaz Modan, l’Orditrice di Vita ed i suoi servitori arrivarono rapidamente su colui che possedeva l’Anima dei Demoni: un orco chiamato Nekros.
Tuttavia, i draghi rossi, sicuri della loro potenza, sottovalutarono Nekros, il quale era stato istruito dettagliatamente da Deathwing sull’uso del manufatto, e lo scontro che ne seguì si rivelò disastroso. Scatenando il suo pieno e terribile potere, Nekros colpì Alexstrasza con il manufatto, costringendo l’Aspetto Draconico a schiantarsi contro le montagne vicine. L’orco quindi sottomise la Regina dei Draghi e la ridusse in catene, minacciando di ucciderla se lei o qualsiasi membro del suo Stormo avesse tentato di ribellarsi o interferire nei piani dell’Orda. Così, i Fauci di Drago iniziarono ad esercitare un controllo completo sui Draghi Rossi, i quali furono, con la loro Regina sotto minaccia, costretti ad obbedire.
Orgrim, felicissimo per la sottomissione dei draghi, ordinò al clan Fauci di Drago di occupare la vicina fortezza di Grim Batol, una vecchia roccaforte dei nani Wildhammer abbandonata da tempo. Gli Orchi incatenarono così Alexstrasza nelle profondità di Grim Batol, costringendo lo Stormo Rosso a seguirli. Lì, Nekros ed i suoi seguaci iniziarono ad addestrare e “adattare” i draghi rossi proprio come avevano fatto con i Rylak di Draenor. Con le uova che Alexstrasza continuava a produrre, i Fauci di Drago speravano di creare una nuova generazione di cavalcature che avrebbero distrutto ed annientato i regni degli Uomini.
IN ALTO: Alexstrasza, la Regina dei Draghi, illustrazione di Dzikawa