“You did it. You crazy son of a bitch, you did it” – Kentel agli sceneggiatori Amazon
Okay, okay, avete vinto: L’ultima puntata de Gli Anelli del Potere ha messo in crisi perfino me. Ci sono volute otto puntate e un finale pessimo per convincermi, io che questa serie l’ho sempre difesa, stando sempre abbastanza controcorrente a tutti gli intellettuali influencer dell’Internet che avevano “capito”. Ma del resto lo sappiamo, no? “L’unica cosa che la gente ama più di un eroe è il vedere l’eroe fallire, cadere, morire combattendo”. Bravi, complimenti. Avevate ragione. Spero siate contenti. Purtroppo a me stroncare qualsiasi cosa riguardi anche lontanamente Tolkien costa tantissimo, non sapete neanche quanto.
E, per restare in tema, che spettacolare caduta è stata questa de Gli Anelli del Potere. Purtroppo, un problema che esisteva fin dall’inizio – e che io ho sperato fino all’ultimo rimanesse sotto controllo, e con l’episodio 6 ci avevo quasi creduto – ma che in questi due episodi finali esplode incontrollabile è molto semplice: Gli Anelli del Potere, da serie interessante e con diversi spunti piacevoli, diventa un involucro stupendo, enorme, ben confezionato, che però contiene pochissimo. Come ricevere un pacco regalo inaspettato e infiocchettato con maestria, ma vuoto. E arrivati alla fine, posso dire tranquillamente che la colpa non è dello scarso materiale fonte a disposizione, perché quando si rimane più vicini agli scritti di Tolkien la differenza rispetto alle invenzioni hollywoodiane si vede, ed è enorme: poeticamente, contenutisticamente, stilisticamente. Ma gli autori hanno usato dei voli pindarici e compiuto delle scelte narrative assolutamente ingiustificabili, sulle quali hanno poi posto degli sviluppi di trama anche potenzialmente interessanti che però avendo tali basi ridicole crollano sotto il peso della loro inadeguatezza. Intendiamoci: tutto bene per lo spettatore americano medio, che poi è il target a cui Amazon punta, quello che ha visto i film e i meme su Internet e deve poter dire: “Uhhh questa cosa l’ho capita!” senza dietrologie, senza approfondimenti, senza tutto ciò che poi rende Tolkien, beh, tolkeniano. Ma le cose cambiano se davanti allo schermo c’è qualcuno che si fa due domande in croce.
Andiamo a vedere più nel dettaglio, ma occhio ovviamente a qualche spoiler necessario.
La settima puntata si apre chiedendoci un’enorme sospensione dell’incredulità . Le genti del sud vengono completamente avviluppate da un’immensa nube piroclastica dopo l’eruzione dell’Orodruin e, per la maggior parte, sopravvivono. Il Tirharad viene completamente bruciato, arso, sommerso dalla cenere e trasformato nella terra di Mordor che ben conosciamo. Ma le persone, invece di finire come una specie di Pompei, no. Anzi: gli eroi principali si salvano tutti. Miriel sola rimane priva della vista. Simbolico, certo, ha senso. Ma non è un po’… poco, ecco? Addirittura Bronwyn si aggiudica un secondo momento finta morte in due episodi. Ma la cosa più irricevibile, che dovrebbe far storcere il naso anche all’americano medio di cui sopra, è il fato riservato a Isildur: presunto schiacciato e trapassato sotto le macerie di un granaio mentre tentava di salvare dei superstiti. Tra i tanti personaggi, e avendone diversi completamente inventati e sconosciuti, perché usare proprio lui? Davvero gli sceneggiatori hanno creduto che la cosa potesse funzionare, quando perfino coloro che hanno visto solo i film sanno che è proprio Isildur il predestinato a privare Sauron dell’Anello e che la sua morte avverrà ben dopo e in ben altre circostanze? La cosa peggiore è che da questo avvenimento, la presunta fine del giovane soldato intendo, si scatenano alcuni momenti di lutto e di dolore per Elendil che vorrebbero richiamare la scena de Le Due Torri in cui Theoden piange la morte di suo figlio… ma che di quella scena non hanno e non possono minimamente avere la carica drammatica, semplicemente perché tutti sappiamo che Isildur non può essere morto. Questa consapevolezza svuota di ogni significato qualsiasi lutto, e anche se si potrebbe empatizzare con Elendil e la prova d’attore di Lloyd Owen è sicuramente valida, non arriva niente di più che un momento cringe quando il futuro Re di Gondor perde l’aplomb militare e scoppia in lacrime. Ugualmente dopo, nell’ottavo episodio, la scena con Miriel sottocoperta, quando i due si rivelano reciprocamente di essere membri dei Fedeli, dovrebbe essere carica di pathos, di significato. E per certi versi lo è, com’è molto confortante la scelta di Elendil di restare fermo nelle sue convinzioni, anche se “il costo a volte è caro”. Avevo il terrore che avrebbero usato la finta morte di Isildur per giustificare una sorta di caduta nel lato oscuro di Elendil, perché non sia mai che possa esserci un personaggio integro fino alla fine. Sono stato smentito, e ne sono contento: ma se in quella scena la ragione di quel dolore è una morte fasulla, che tutto il pubblico sa benissimo essere tale, è ovvio che la sospensione dell’incredulità possa venire a mancare. (Poi: “Númenor is in sight” in una scena con un cieco? Davvero Amazon? Davvero?! Neanche Pizzul che chiese a Bocelli se aveva visto quella bella azione…) Almeno, nel settimo episodio, c’è per Galadriel e Theo la possibilità di emergere in maniera diversa, anche quando l’elfa droppa una bomba assurda buttando lì come se nulla fosse che suo marito Celeborn è “scomparso”. Altra cosa che sappiamo non proprio vera, visto che regnerà con lei su Lothlórien. Io credo risolveranno poi con una roba stile reincarnazione di Glorfindel – anzi, molto probabilmente in questa storia Celeborn e Glorfindel sono stati riuniti in un solo personaggio, tanto chicazzovuoicheseneaccorga.
Gli Anelli del Potere: tutto sbagliato
Essendo poi questo il finale di stagione, ovviamente ci si aspettavano rivelazioni e plot twist. Che sono arrivati eccome. Solo che erano tutti sbagliati, scontati e telefonati da settimane. Ho sperato, davvero, sinceramente, in una scrittura più furba e intelligente. In qualcosa che sfruttasse davvero le pieghe delle Appendici, i non detti, le sfumature. Invece tutto ciò che abbiamo avuto è stata malizia, narrazioni grossolane tagliate con un’accetta poco affilata e scelte al limite dell’insulto. Analizziamo le due rivelazioni principali: quelle su Halbrand e lo Straniero. Come sapete se avete letto le mie precedenti recensioni – le trovate linkate in fondo al pezzo – la mia teoria era che il primo potesse essere il futuro Re degli Stregoni e il secondo uno dei due Istari Blu, arrivati nella Terra di Mezzo durante la Seconda Era. Avrebbero avuto entrambe molto senso, sia a livello filologico che narrativo, e sarebbero state scelte poco o nulla scontate. Anzi: avrebbero dato molto più hype al racconto, aprendo nuove strade per approfondire dei personaggi di cui si sa poco o nulla. Invece gli sceneggiatori di Amazon hanno scelto la via più facile, scontata e banale. E quindi ecco il big reveal: Halbrand è, effettivamente, Sauron. Mamma mia che sorpresa. Lo si capiva più o meno in puntata 3. Una nozione che ci viene sbattuta in faccia con talmente tanta ovvietà dopo dieci minuti dall’inizio dell’episodio finale da sembrare quasi una presa in giro, soprattutto letteralmente nella scena prima le tre Mistiche trovano lo Straniero e lo venerano come Sauron. E poi si scopre che sbagliano. Tre cultiste dai poteri mistici incredibili – che poi: da dove cacchio arrivano ‘sti poteri? Chi sono queste tre? Sono davvero cultisti? Sono Maiar minori servi di Morgoth che ora venerano Sauron? Perché lo cercano e come hanno saputo del suo arrivo? Perché sembrano essere una specie di proto-Nazgûl? Perché ci siamo sorbiti dieci minuti di spiegazioni su come nasce il Mithril e niente su queste tre? Boh. Non è dato sapere. Non domandare, non chiedere – rivelano il presunto segreto portante della serie e poi 15 minuti dopo “Ah no, ci siamo sbagliate non è lui”. WTF?! Lo Straniero viene rapito e salvato da Nori e i suoi allegri compagni, prende il bastone di una delle cultiste e improvvisamente si sblocca. Le parole della giovane Pelopiedi lo aiutano a ricordare chi è! Finalmente torna nel pieno possesso delle sue facoltà ! E lui è… un buono. Attenzione a come evitano accuratamente di fargli dire un nome riconoscibile, ma usano tutta una serie di indizi – fin dal primo episodio – che ci portano passo passo a un’unica conclusione possibile. La più stupida di tutte e banale: lo Straniero è Gandalf. Forse. *occhiolino*
Ora. Che Halbrand sia Sauron ci può anche stare: sono stati quasi bravi a tenere il filo del ‘mistero’ e a lasciar intendere senza dire. Il reveal però è abbastanza piatto: Galadriel, solo quando sente parlare Celebrimbor di oscurità e potere – parole simili a quelle pronunciate da Adar – si preoccupa che qualcosa non vada. Quindi, dopo aver ciecamente creduto al bel naufrago sul suo lignaggio reale senza neanche uno straccio di nome di famiglia, solo ora si fa due domande e controlla. E così è lei, e non Gil-Galad, a capire che sotto le spoglie dell’uomo del sud si nasconde il Grande Ingannatore. Da qui nasce una scena – anche molto bella visivamente, ben recitata e con interessanti dialoghi, cosa che contribuisce a farmi incazzare ancora di più – in cui Sauron/Halbrand tenta di corrompere l’elfa, offrendole un posto al suo fianco per dominare la Terra di Mezzo. Galadriel rifiuta, mettendo in chiaro le differenze di visione tra i due e l’impossibilità ontologica di cooperare. E qui viene citata pari pari la sequenza de La Compagnia in cui Frodo offre alla Bianca Dama l’Unico Anello. Tenete a mente questa cosa, perché ci torniamo tra poco. Ma tant’è: il momento è genuinamente valido, Charlie Vickers e Morfydd Clark sono molto bravi, capisco anche la ragione strutturale del citare La Compagnia anche se questo sarebbe “Un altro universo” (more on that later). Ma saltiamo allo Straniero: dopo aver fatto evaporare le tre cultiste con un colpo di bastone magico trasformandole in farfalline, ma non senza aver perso il buon mastro Sadoc colpito a morte da un pugnale – ferita così letale e incurabile che ci mette 15 minuti per accasciarsi e morire dopo aver corso e combattuto, mentre Halbrand con la pancia aperta da una lancia poteva fare tremila miglia a cavallo in una settimana, okay (NO, LA SCUSA “EH MA SAURON” NON VALE!) – l’Uomo Meteora ha praticamente subito un reset di fabbrica e ricomincia a parlare e comportarsi come un essere umano funzionante, seppur non ricordando completamente chi sia davvero. Decide allora di viaggiare verso il distante est, nelle lontane terre di Rhûn, dove le stelle sono diverse e potrà trovare quelle che cerca. Nori decide di partire con lui, abbandonando famiglia e amici per seguire un’avventura tutta nuova. (Qui ammetto di essermi emozionato quando saluta il papà , ma si chiama vecchiaia, non buona scrittura). Al momento della partenza, però, né lei né lo Straniero sanno dove andare. E allora lo spilungone si gira e dice: ecco! Andiamo di qua. Come fai a saperlo, gli fa Nori. E lui risponde: non lo so! Ma quando sei nel dubbio, Elanor Brandipiede, segui sempre il tuo naso! *gomitata gomitata occhietto occhietto sono-proprio-io*
SCUSATEMI?! Dopo aver ripetuto e ribadito per decine di volte che questa sarebbe stata una storia diversa, un mondo diverso, ambientato in una Terra di Mezzo simile ma diversa da quella che conosciamo e amiamo dai film di Peter Jackson… Nel giro di 20 minuti ci rifilate due big character reveal e li condite con alcune delle citazioni più conosciute PROPRIO di quella Trilogia?! Ma stiamo scherzando? Ma veramente gli sceneggiatori Amazon pensano di poterci prendere in giro in questa maniera? O lo spirito critico del pubblico americano è talmente appiattito da non accorgersi neanche dell’incredibile disonestà di questa roba? La cosa peggiore è che si tratta chiaramente, senza appello, di una scelta di marketing pura. Non lo dicono con certezza, ce lo facciamo solo intendere. Così adesso si beccano tutto il buzz di notizie sul fatto che nella loro serie c’è il personaggio che conoscono tutti, e poi, quando verrà fuori che non è lui, altra wave di news e pubblicità gratis!
Diosanto, se c’è una cosa che odio è il piegare la narrazione di una storia a esigenze che con la storia c’entrano niente. Un racconto dovrebbe vivere secondo le proprie regole, funzionare per sé, non per ingerenze esterne ed eteroimposte che con la storia c’entrano poco o nulla. Far intendere che lo Straniero sia Gandalf tenendosi però la porta aperta ancora sulla pista Stregoni Blu è una pura e semplice scelta di marketing. Il reset di fabbrica all’ottanta per cento, gli hanno fatto. Chissà come mai tra le poche cose che non ricorda c’è proprio il suo nome, eh? Ma che felice combinazione!
Gli Anelli del Potere: potevano salvare il salvabile, e invece…
E a proposito di prese in giro: torniamo un attimo nel Lindon e parliamo di quello che accade lì e dell’enorme problema sul personaggio di Galadriel. Che no, non è l’armatura né l’eccessiva aggressività : è il peso del dover essere la protagonista di tutto, anche di cose che non la riguardano. Se c’è una cosa bella del lavoro di Tolkien è la narrazione corale. Non c’è mai un vero protagonista: neanche Frodo lo è. Questo permette a ogni personaggio di avere il suo momento di gloria senza rubare la scena a nessun altro. E funzionano tutti. Incredibile cosa può fare della buona scrittura, eh? Ecco: uno di questi momenti avrebbe dovuto essere il Rifiuto di Gil-Galad che, riconosciuta l’oscurità in Annatar, lo scaccia dal regno elfico. Nella serie l’Alto Re è invece relegato al ruolo di Signornò. Perché? Perché qui dev’essere Galadriel quella che scopre la magagna, colei che rivela la verità , che apre gli occhi al resto del patriarcato. Per poi farci che cosa? Nulla, visto che non dice niente a nessuno. Anzi, pur sapendo che la forgiatura degli Anelli era un’opera spinta e bramata quasi da Sauron, dopo aver passato ore e ore a dirci quanto bruciante fosse il suo odio e quanto l’Ingannatore vada contrastato, lei lascia fare. Non solo: avvalora, sostiene, propone: facciamone tre! Non si capisce se perché sa che così gli Elfi potranno rimanere nella Terra di Mezzo e lei potrà restare a combattere o se per… motivi, Ilùvatar solo sa cos’altro. E poi Celebrimbor: il fabbro elfico leggendario per eccellenza, nipote di Fëanor, si deve far spiegare i principi base della forgiatura dei metalli dal primo che passa, letteralmente. Annatar, il Signore dei Doni, viene solo blandamente citato in una battuta di Halbrand (“Prendi questo consiglio come… un dono” *gomitata gomitata occhietto occhietto sono-proprio-io-parte-2*). Secoli di corruzione e di malizia condensati in poche settimane, e praticamente tutte off-screen. E hanno anche il coraggio di prenderci in giro, facendo dire a Celebrimbor: “Tre settimane per un lavoro che richiederebbe tre secoli”. Esattamente il tempo che nei libri Sauron impiega per convincerli a compiere l’opera. Lo sanno, lo sanno e ce lo sbattono in faccia, e pensano pure che nessuno s’incazzi, magari. Il lavoro epocale dei fabbri elfici dell’Eregion ridotto a tre scene da due minuti. La forgiatura dei Sedici Anelli, non pervenuta. Probabilmente se ne usciranno in qualche stagione successiva che sono stati creati come prototipi, chi lo sa. E quella dei Tre… un attimo che prendo fiato.
Da questa serie, in cinque stagioni, visto che si parla della Seconda Era di Arda, tutte le persone sane di mente si aspettano 4 cose: la forgiatura dei Grandi Anelli e dell’Unico, la guerra tra Sauron e gli Elfi, la Caduta di Númenor e l’Ultima Alleanza. Non si può prescindere da questi punti fermi della storia. Ebbene, una delle scene che doveva dare senso all’intera stagione, all’intera SERIE, è stata condensata in pochi minuti di girato, di close-up in una CGI pessima, posticcia, fasulla, odiosa. Ricordate il primissimo teaser, quando svelarono il titolo della serie, come ci fece ben sperare il fatto che non avessero usato effetti grafici, che tutto fosse vero, reale, tangibile? Ecco, qui invece il reveal del risultato è finto, è vuoto, non ha alcun significato, non c’è niente che ci faccia capire quanto siano davvero importanti quegli Anelli, e se pensano che basti dire che il Mithril magico (!) salverà gli Elfi e che “non c’è creazione senza sacrificio, perciò ora devi distruggere il pugnale del tuo fratellino”, beh, o sono arido io o si sbagliano di grosso gli autori. Almeno, come design gli Anelli sono belli da vedere e si riconoscono subito Narya, Nenya e Vilya.
Un ultimo passaggio lo voglio dedicare a Númenor, visivamente una delle cose migliori della stagione. Ma neppure la Terra della Stella è immune ai tanti, troppi momenti no. Per esempio, perché mostrarci Earien, la figlia di Elendil, arrivare al PalantÃr per poi fare un taglio immediato che non porta a niente? Invece ho molto apprezzato i due momenti dedicati a Ar-Pharazôn, nei quali si inizia a capire la sua paura della mortalità che lo porterà inevitabilmente alla follia e alla disfatta contro i Valar.
Purtroppo, questo finale a livello narrativo – per me e sottolineo per me – si è rivelato un disastro dove tutte le parti realmente importanti appaiono sbagliate e prive di significato, con un significante bellissimo, per carità : fotografia, musiche, colori, costumi, tutto bello, ma posticcio, inutile come un rudere verniciato di fresco con le tubature marce. Fino all’episodio 7 riuscivo ancora a credere che le cose sarebbero andate per il verso giusto, ma alla fine no, non posso più farlo. Devo arrendermi. Incredibile come le cose che funzionano di più di questa serie siano proprio quelle inventate di sana pianta: la storia e le scene di Arondir, il rapporto tra Elrond e Durin, Adar – che rimane il miglior personaggio della serie a mani basse – e qualcosa dei Pelopiedi, cui però col senno di poi avrei sinceramente rinunciato per avere di più e meglio su Celebrimbor e sui fabbri dell’Eregion corrotti da Annatar. Invece no: per gli sceneggiatori è meglio soffermarsi sulla struggente storia dell’amicizia tra Nori e Poppy, evidentemente. Bello eh, ma quant’è realmente importante vederla se poi per questioni di minutaggio devi tagliare altro?
In tutto questo io però non sono arrabbiato. Mi sento invece sconfitto. Anzi, deluso, che forse è peggio, ma non dalla serie in sé. Sono deluso da come le produzioni televisive e chi le scrive sempre più spesso trattano chi dà loro da mangiare: lo spettatore. Sono deluso dalle prese in giro smaccate, dalle promesse non mantenute. Sono deluso perché Gli Anelli del Potere, in alcuni momenti, ha davvero brillato di poesia e mi ha ricordato che lì su nel cielo c’è sempre quella luce immutabile, incorruttibile, intoccabile. E sempre ci sarà . Ma purtroppo, la triste verità è che quella luce rimane ancora irraggiungibile, e che ormai siamo costretti a vagare per la Mordor del profitto, della convenienza, della banalità e dell’opportunismo, chiedendoci ogni volta se ne valga davvero la pena.
E ripeto la domanda dell’inizio: spero che almeno voi siate contenti di aver avuto ragione.
Le recensioni dei precedenti episodi:
Episodi 1-2
Episodi 3-4
Episodi 5-6