La domanda è sempre quella, non c’è niente da fare. Perché, quando si deve fare un adattamento di un qualcosa, si sente il bisogno di stravolgere la base di partenza? E a maggior ragione, perché si fa quando quella base di partenza è un qualcosa di breve, finito, autoconclusivo? La domanda è sempre quella: perché?
L’ultimo caso di quanto detto sopra si è presentato con il nuovissimo prodotto di Netflix a tema The Witcher, un film animato dal titolo “Le Sirene degli Abissi“, che vuole appunto adattare il racconto “Un piccolo sacrificio“, facente parte della raccolta “La Spada del Destino” (piccola curiosità: la storia è narrata anche nella serie live action, sotto forma di canzone cantata da Ciri nella 3° stagione).
Prima di parlarvi dell’estrema delusione (ho capito che ormai arrabbiarsi per questo “universo cinematografico” non ha senso, ci ho perso le speranze) che ho provato ieri alla conclusione di questo film animato, voglio darvi un po’ di contesto. Quando annunciarono questo adattamento ero parecchio contento (col senno di poi si, colpa mia. Quando leggi il nome di Netflix associato a The Witcher, ormai è inevitabilmente colpa tua) perché si andava a portare su schermo quello che è la mia storia preferita dell’intero universo narrativo di The Witcher, almeno per quello che riguarda la parte letteraria. “Un piccolo sacrificio” è una perla di racconto, toccante, con un finale drammatico e con un tema centrale molto chiaro, quello dell’impossibile che può, in alcuni casi, diventare possibile. In “Un piccolo sacrificio” è tutto impossibile, ma succede ugualmente. È uno di quei racconti che ti resta dentro, che ricordi sopra gli altri, anche per come sono magnificamente scritti i suoi personaggi.
Con questo bagaglio nel cuore e nella testa mi sono quindi approcciato a questo film animato per uscirne, come vi ho subito detto, totalmente deluso. Perché? Perché ne “Le Sirene degli Abissi” di “Un piccolo sacrificio” semplicemente non c’è… niente.
Niente. Nulla. Zero. Questo adattamento non è quel racconto, non è quella storia. E non starò nemmeno qui a dirvi cosa non va nello specifico scena per scena, perché appunto, tutto non va. Ogni singola scena di questo film animato è un problema, un errore, un qualcosa che non ci dovrebbe essere o è sbagliato.
Che delusione, ragazzi, che delusione! Non mi aspettavo certo un adattamento perfetto, ma almeno decente si. E invece cos’ho avuto? Un’ora e mezza di Geralt diventare novello Roberto Bolle tra mille piroette (la maggior parte delle quali inutili), di segni che non esistono, di mostri che non esistono, di Re a parentele che non esistono, di vissuti infantili tra Ranuncolo e Essi Daven che non esistono, il tutto con una spruzzata de “La Sirenetta” (a cui il racconto è certamente ispirato, ma assolutamente non così con tanto di canzone).

Dov’è quel bellissimo rapporto tra Geralt ed Essi, “Occhietto”, una ragazza spigliata, intelligente, bella, dolce che vede in Geralt il suo impossibile che alla fine diventa possibile, ma che allo stesso tempo per lo strigo rappresenta qualcosa che lo pone in una via di mezzo, tra il volere e il non volere. Essi è il suo “piccolo sacrificio”, un punto diverso per raccontare a noi lettori il suo legame con Yennefer, presente nel racconto anche se non c’è.
Niente. Niente di niente. Tutto solamente accennato in mezzo ad una storia generale piena di non-sense a livelli imbarazzanti.
Ma come finisce questa storia? Le ultime pagine di “Un piccolo sacrificio” sono una pugnalata al cuore che chiunque le abbia lette ricorderà benissimo. Leggere della morte di Essi, quattro anni dopo gli eventi narrati con Ranuncolo che trova il suo cadavere bruciato in una pila distrugge emotivamente il lettore, toccando nuovamente il tema dell’impossibile che diventa possibile. Ranuncolo compone una ballata per quella che considerava una sorella minore, una ballata che lui, un personaggio che fa della vanità una delle sue caratteristiche principali, non suonerà mai.
Tutto questo è presente nel nostro adattamento? Ovviamente no. “Le Sirene degli Abissi” si conclude anzi con una sorta di lieto fine (si, anche qui inventato di sana pianta) andando di nuovo, per l’ennesima volta a tradire il messaggio di fondo del racconto a cui questo film animato è ispirato.
Volevo vedere un adattamento del mio racconto preferito di una delle mie saghe preferite e invece mi hanno dato un’altra storia di cui, ripeto, non si salva niente. Non la trama, non i personaggi, nemmeno le scene di combattimento ho apprezzato, con Geralt che fa costantemente una sola mossa – affondo dall’alto, evidentemente è andato a lezione da Sephiroth, altrimenti non si spiega questa fissazione – o ha comportamenti senza senso. Ma come ho già detto, non voglio stare qui a fare l’elenco delle scene senza senso o sbagliate, sono semplicemente tutte.
Che delusione, ragazzi, che delusione! Mi terrò il ricordo di quella bellissima storia nella sua parte cartacea, ma la domanda è sempre quella.
Perché?