POV: Z (Presente)
Fu una leggere brezza ad accogliere Z sul ponte della Cometa del Mare. Il vento gli accarezzò i capelli bianchi come avrebbero fatto le dita di una donna, mentre i suoi occhi si posavano sul mare nero come la mezzanotte. La maggior parte della ciurma si trovava giù nella tolda e solo pochi pirati erano ancora sul ponte. C’era ovviamente il timoniere, un troll enorme con una benda su un occhio ed un cappello da pirata che a stento riusciva a contenere la sua chioma rossa. Un uomo stava armeggiando con delle spesse corde e Z alzò lo sguardo verse le vele di quella galea che li stava portando a nord dei Regni Orientali. Quella notte i venti sembravano essere favorevoli alla Cometa del Mare, ingrossando le sue vele verde scuro. Dalla sua posizione, Z non riusciva a vedere distintamente il grande serpente che campeggiava nelle vele, ma era sicuro che esso fosse ben visibile da chi venisse loro incontro. Alcuni però avevano ceduto al sonno, come un elfo della notte che si era addormentato appoggiato al parapetto della galea.
Dondolando in avanti con il suo bastone, Z diede uno sguardo alla cabina del capitano. La luce era ancora accesa.
‘Magari starà studiando le mappe di navigazione.’
Arrivò nei pressi di una delle lanterne che illuminavano il ponte ed appoggiò le mani al parapetto, non prima di aver poggiato il bastone poco distante da lui. In lontananza si vedeva un pezzo di terra. Z si chiese di quale punto dei Regni Orientali si trattasse.
‘O magari è solo un’isola.’
Non c’erano rumori quella notte, solo il soffio del vento al quale rispondeva l’infrangersi delle onde sulla galea. Z guardò quelle terre nascoste dal buio, ma solo parzialmente. Qua e là c’erano dei puntini luminosi. Da quella distanza sembrava di vedere delle lucciole su un campo.
“Che sono quelle luci?” chiese Z all’umano che aveva finito di armeggiare con le funi. Si trattava di uomo dalla corporatura robusta. Era vestito con un paio di brache logore e strappate in alcuni punti di colore grigio, chiaramente consumate dal sole. La camicia era invece di un rosso acceso, al contrario delle brache sembrava nuovissima.
‘Magari l’avrà rubata a qualche malcapitato’
Gli stivali, se possibile, erano ancora più malandati delle brache. L’uomo non portava cappello, ed i suoi capelli neri come il carbone gli scendevano fino alle spalle. La peluria non mancava nemmeno sul volto, con una folta barba ben curata. Gli occhi erano dello stesso colore del cielo d’estate.
“Chi può dirlo?” la voce del pirata era raschiata. “Magari sono gli Oscuri o qualche poveraccio che sta cercando di sfuggirgli. Ormai la terraferma non è più un posto sicuro. Solo in mare si è davvero liberi, amico elfo.”
‘Solo in mare…’
“Gli Oscuri non vi danno la caccia a voi pirati?”
L’uomo rise. “Dare la caccia? Non riuscirebbero a catturare il Capitano nemmeno se le dessero la caccia per mille anni!”
L’uomo si allontanò, scendendo anche lui nella tolda. Z si lasciò scivolare, sedendosi ed appoggiando la schiena al parapetto. Prese il piccolo libro dalla tasca e lo soppesò in mano per qualche istante. Osservò la sua copertina. Raffigurava lei. Le labbra di Z si incurvarono accennando un sorriso.
‘Forse ti sarebbe piaciuto, qui. Anche tu eri uno spirito libero.’
Ma non avrebbe letto quella notte. Prese il bastone, e lo picchiò quasi impercettibilmente contro il parapetto della galea. Qualche secondo dopo, sopra quest’ultimo si formò dal nulla un corvo, completamente azzurro. O almeno sarebbe stato un corvo se avesse avuto una forma corporea. Quello che era comparso sulla Cometa del Mare era un volatile fatto di pura energia, di pura magia.
“Ehi, Z! Siamo ancora qui?” L’elfo sentiva la voce del corvo direttamente nella sua mente.
“Ci siamo da due settimane, amico mio. E ne manca un’altra prima di arrivare a destinazione.” Rispose l’elfo senza aprire la bocca.
“Ti sei riposato, vecchio? Quei due Oscuri al porto di Stormwind ti sono costati parecchie energie, anche se non l’hai dato a vedere a quei due gnomi. Puoi prendere in giro loro, ma non me, lo sai. Anche perché te li ho atterrati io.” Il corvo gracchiò.
“Sto bene, sto bene”, disse Z. “Conosco i miei limiti.”
Seguì qualche minuto di silenzio. Poi il corvo di mana parlò di nuovo.
“Due settimane hai detto? E ne manca una? Sei sicuro di trovarlo?”
L’elfo anziano rise. Una risata malinconica, amareggiata. Il corvo gracchiò di nuovo.
“Che hai?”
“Non lo so se lo troveremo.”
“Pensi che lo abbia già ucciso?
Z si appoggiò sul bastone facendosi forza ed alzandosi.
“Non mi stupirei”, rispose. “E’ venuto qui per questo, no?” concluse prima di dare altri due colpi sul ponte. Il corvo di mana sparì.
Il mattino seguente Z venne salutato dal gracchiare dei corvi, questa volta veri. I volatili si libravano nel cielo perennemente cupo mentre l’odore del mare riempiva le narici dell’elfo. Il ponte della Cometa del Mare era affollatissimo. Pirati delle razze più disparate andavano avanti e indietro per la galea. Gli occhi di Z si fermarono sulle due piccole figure poco avanti a lui.
Yazeed si stava lamentando. “Guarda te se un grande mago del glorioso popolo gnomico doveva trovarsi a spazzare il ponte di una nave pirata”, borbottò.
“Due grandi maghi” lo corresse Akhouma.
A Z veniva quasi da sorridere e lo avrebbe forse anche fatto, se i suoi occhi non stessero guardando la costa vicino alla quale stavano passando.
‘Tutto è in rovina. Ha distrutto tutto.’
I canti pirateschi della ciurma riempivano l’aria. I due gnomi sembravano sempre più insofferenti.
“Ehi, Z! Se avessi saputo che avevi intenzione di usarci come moneta di pagamento, ti avrei lasciato ad Ironforge!” urlò Yazeed agitando un piccolo dito puntato verso l’elfo. “Elfi maledetti! Sono tutti uguali!”
“Non tutti!”
Una voce chiara, viva ed energica superò i canti della ciurma. Dalla cabina, uscì il capitano della Cometa del Mare, un’elfa del sangue con il classico cappello da pirata in testa. Indosso aveva una camicetta bianca sotto un malridotto gilè dai colori scuri. Una treccia cremisi gli scendeva sul petto, mentre alla cintola portava una sciabola da un lato ed una piccola daga dall’altro. Z notò che erano presenti anche due pistole.
“Questa ciurma è libera!” disse la l’elfa attraversando la nave. “Guarda l’orizzonte mastro gnomo! Quello è lo scopo della nostra vita, la voglia di sapere cosa ci sia oltre quella linea! Chiunque sia a bordo della Cometa del Mare è libero, perché questa è la nostra cosa più preziosa!” Il capitano arrivo a prua, estrasse una mela dalla tasca e la lanciò al cielo. Dopodiché estrasse la sciabola e la alzò con velocità fulminea in aria, infilzando la mela.
“Libertà!!!” Urlò.
“Libertà!!!” Rispose in coro il resto della ciurma. “Viva la libertà!!! Viva il Capitano Greta!!!”
Greta si avvicinò la lama alla bocca ed addentò la mela. I suoi occhi verdi brillarono come due smeraldi.
Il Capitano della galea si girò e fece per tornare nella sua cabina, non prima di aver dato ordini per la rotta al timoniere. Nel compiere il suo percorso, Greta incrociò Z.
“Seguimi nella mia cabina, mastro elfo. Dobbiamo parlare.”
Con il suo incedere ondulante, Z si avviò verso la cabina del Capitano Greta.
‘Probabilmente vorrà parlare di denaro. D’altronde siamo pur sempre su una nave di pirati… che dovrei aspettarmi?’
L’elfo urtò con la spalla qualcuno. I suoi pensieri l’avevano distratto.
“Stai attento quando cammini, vecchio!” berciò un’elfa della notte dai capelli viola, gli occhi color argento.
“Scusami, non ti ho vista” disse Z mentre una sua mano andava sulla maniglia della porta della cabina del capitano. La aprì ed entrò. Le ultime urla della ciurma lo accompagnarono all’interno della cabina di Greta.
“Ehi, Brees…”
La cabina del Capitano Greta non era molto grande. La stanza era dominata da un grande tavolo centrale, sul quale erano poste mappe, pugnali, qualche moneta d’oro… e bottiglie di rum. Non si trattava di una cabina molto arredata. Il letto era ordinario con un cuscino bianchissimo e le coperte blu. Una lanterna pendeva dal soffitto, mentre sulle mura erano presenti due pistole incrociate ed un unico quadro. Z si avvicinò a quest’ultimo. Il quadro rappresentava i Boschi di Cantoeterno con foglie dorate ed arancioni che cadevano da un albero. In primo piano c’erano però due elfe del sangue abbracciate. Z capì che una di quelle elfe era proprio la stessa che era con lui in quella stanza. Greta però era molto diversa dalla piratessa che era ora. I suoi capelli erano sciolti, non aveva cappelli in testa e portava un’armatura leggera. L’altra elfa aveva invece lunghi capelli scuri ed una veste viola.
“Bevi con me” disse Greta porgendo un bicchiere di rum a Z.
“Chi è l’altra elfa?” Chiese l’anziano.
“Una mia amica.”
Z prese il bicchiere e bevve un sorso. Era un buon rum. Non se lo aspettava.
“Fa parte dell’equipaggio? O l’hai lasciata a terra?” Z si sedette davanti a Greta, solo il grande tavolo li separava. Continuava a guardare il quadro.
“È morta”, rispose la piratessa. “Cinque anni fa. Un giorno dovevamo vederci ad Hammerfall, ma non è mai arrivata. Qualche settimana dopo ho saputo che l’avevano trovata morta nella Foresta di Ashenvale.” Greta bevve un altro lungo sorso di rum. “Ero una cacciatrice allora, poi due anni fa, quando gli Oscuri distrussero Silvermoon, riuscì a scappare e ad iniziare un nuova vita.”
“Una vita difficile a quanto vedo” commentò Z.
“Una vita libera” precisò Greta.
“Ma siete costantemente in fuga.”
“Siamo costantemente vivi. Per come sono messe le cose è un gran traguardo, Z.” Il Capitano della Cometa del Mare estrasse il pugnale dalla cintola ed iniziò a giocherellarci passandoselo tra le dita. “Ma passiamo all’argomento per cui tu ti trovi nella mia cabina, mastro elfo.”
‘Mi chiama mastro elfo quando lei stessa è un’elfa. Pirati..’
“Vedi Z, noi abbiamo bisogno di mangiare. Siamo a tre quarti del nostro viaggio, che ne diresti di concludere il pagamento?”
L’anziano elfo non si mosse. Restando fermo, appoggiato con entrambe la mani sul suo bastone davanti a lui. “Avrai quanto pattuito una volta arrivati, Greta.”
“Capitano Greta.”
‘Pirati…’
“…Capitano Greta. Intanto ti stiamo ripagando lavorando sulla tua nave, ti assicuro che per i due gnomi è uno sforzo immane, ed io stesso lavorerai ma come vedi..” Fece un sorriso amaro ed alzò il bastone. “Non posso.”
“Ah noi apprezziamo molto il lavoro di quei due, Z. Tutta la ciurma si diverte un sacco a sentire le loro lamentele. Ma ti ripeto, noi viviamo alla giornata. Io ho onorato il mio debito verso di te quando salvasti i miei uomini dagli Oscuri quel giorno, ma tu ci avevi detto che avresti anche pagato.”
“E pagherò, Capitano. Ma non posso rischiare tradimenti o…vendite. Chi mi dice che non vi siete messi d’accordo con gli Oscuri o con chissà chi per venderci al miglior offerente? Alla fine siete pur sempre pirati…”
“Ed è proprio per questo che ti devi fidare, Z.” Greta si alzò dalla sedia e si sedette sul tavolo, facendo roteare il pugnale su di esso. “Azeroth è un mondo distrutto, Z. In questo pianeta non abbiamo più niente, nemmeno la luce del sole. Una volta la gente si lamentava delle guerre continue tra l’Orda e l’Alleanza, ma cosa è cambiato adesso che non ci sono più? Le uniche cose che abbiamo sono gli Oscuri, l’Ordine della Fiamma e quegli elfi ad ovest. E poi, eccoci che arriviamo noi, gli ultimi, i reietti. La gente che per tutti i sopracitati viene solo alla fine. Ma vedi, Z, c’è una cosa che noi abbiamo e quella gente non avrà mai.” La piratessa prese una moneta d’oro dal tavolo. “La vedi questa? È vero, questa ci serve per mangiare. Ma esiste qualcosa che per noi, gente che vive in mare, ha più valore di tutte le monete come questa. La Cometa del Mare deve rispondere al vento e alle onde, gli altri possono dire lo stesso? Per loro siamo gli ultimi di questo mondo distrutto, ma noi ci siamo ricordati di fare una cosa. In questo buio, abbiamo acceso la luce della libertà. Noi siamo liberi.” Greta fece cadere la moneta sul tavolo.
“E allora ti chiedo, Z. Chi è davvero l’ultimo?”
Illustrazione in evidenza di Peter Scott