Mentre continua l’avvicinamento a The War Within (vi ricordiamo che la nuova espansione uscirà il 27 Agosto), continua anche la nostra serie di approfondimenti legati al primo capitolo della WorldSoul Saga (ne trovate diversi oltre che qui anche sul nostro canale Youtube!) Oggi, nello specifico andremo a trattare un tema che è stato ricorrente più volte di quanto si possa immaginare durante la storia di Azeroth, ovvero la religiosità nel mondo di Warcraft, andando al contempo ad osservare più da vicino quello che sarà uno dei protagonisti di The War Within, nonché il personaggio più vicino a questo aspetto spirituale: Anduin. E per farlo, ci faremo aiutare da The Calling, il secondo racconto breve della serie The Voices Within incentrato proprio sul leader dell’Alleanza, alle prese con traumi, amicizie ed una crisi di fede.
Iniziamo parlando della religiosità all’interno del mondo di Azeroth e chiarendo subito che essa va diventando sempre più una cosa complessa nell’universo narrativo di Warcraft. Ricordiamo che i mortali su Azeroth sanno canonicamente con certezza che non solo esiste una vita dopo la morte, ma molti di loro hanno persino visitato le stesse Terretetre. I credenti nelle varie forze cosmiche hanno spesso avuto la possibilità di incontrare e lavorare con gli esseri divini di quelle forze, tanto che molte creature hanno potuto incontrare persino i propri creatori.
Ora, è ovvio che parlando di Anduin ci andiamo a concentrare per lo più sulla Luce Sacra e per fare questo, facciamo ancora un altro passo indietro. Nel libro di Christie Golden Arthas: L’ascesa del Re dei Lich, Uther rivelava all’allora giovane principe di Lordaeron che nessuno è degno della Luce, ma che attraverso la grazia le persone possono essere comunque in grado di maneggiarla. Nelle stesse parole del Lightbringer
“È grazia, pura e semplice. Siamo intrinsecamente indegni, semplicemente perché siamo umani, e tutti gli esseri umani – sì, anche gli elfi, i nani e tutte le altre razze – sono imperfetti. Ma la Luce ci ama comunque.”
Questa frase è un richiamo alla Bibbia cristiana, la quale afferma una cosa molto simile:
“Perché è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede, e questo non viene da voi stessi, è il dono di Dio.”
Tuttavia, come ben sappiamo, la religione cristiana si basa sulla fede in un Dio totalmente buono, perfetto e onnisciente, una posizione molto diversa dalle forze cosmiche di Warcraft. Gli abitanti di Azeroth hanno infatti spesso dovuto fare i conti con il fatto che le forze in cui credono non sono necessariamente come il Dio cristiano, anzi! Per capire meglio ciò di cui stiamo parlando, vi portiamo ad esempio uno dei personaggi più interessanti della Season of Discovery, ovvero il paladino Aeonas.
Quest’uomo, fu inizialmente ostracizzato dalla Chiesa della Luce per aver affermato che proprio la Luce Sacra non fosse né buona né cattiva (all’epoca un’affermazione eretica.) Tuttavia, da allora la stessa Chiesa ha cambiato punto di vista, poiché la Luce continua a fornire poteri a mortali con intenti chiaramente malvagi come la Crociata Scarlatta e durante Legion, il Conclave, l’Ordine dei Sacerdoti di Azeroth, è arrivato persino ad accettare altre credenze un tempo eretiche. Un esempio? Natalie Seline, una Sacerdotessa dell’Ombra (nonché una delle portatrici di Xal’atath) è stata accettata come membro dell’Ordine, nonostante i suoi insegnamenti secondo cui deve esserci sempre un equilibrio tra la Luce e l’Oscurità.
Tutto ciò non significa che la fede non abbia posto su Azeroth, ma che essa è chiaramente diversa dalla quella del mondo reale. Ed in un certo senso, potrebbe esserlo anche nella sua eccezione più negativa (nel senso di difficile), ed è proprio qui che arriviamo ai motivi della crisi di fede in Anduin. Perché come abbiamo spiegato poco fa, su Azeroth non è tanto la fede nella Luce a garantire necessariamente i suoi poteri, ma la “fede” in sé stessi. La Crociata Scarlatta può brandire il potere della Luce grazie alle loro convinzioni, ad esempio. Dall’altro lato, Anduin è un sacerdote del Conclave, dovrebbe essere abbastanza esperto nella sua religione per sapere che una persona non deve essere moralmente perfetta o pura per maneggiare i poteri della luce, eppure fatica a invocarla. Questo perché è la fiducia in se stesso ad essere scossa ad oggi.
A questo punto, avviciniamo la lente d’ingrandimento proprio sul Re di Stormind. Per tutta la sua vita, Anduin ha avuto un forte e rigido codice morale che è sempre stato centrale nel suo stesso essere, nella scrittura del personaggio. Tuttavia, l’esperienza nelle Terretetre gli ha fatto dubitare di tutto questo, e ora fatica a invocare la Luce proprio perché è lui stesso a sapere a malapena chi è. Questa è la situazione in cui lo troviamo all’inizio di The Calling.
Ambientata qualche tempo prima della cinematic di annuncio di The War Within, il racconto segue Anduin, ora tornato dalle Terretetre, ma non ancora pronto per tornare a Stormwind. In effetti, Anduin sembra scappare, principalmente dai suoi pensieri. Accetta un lavoro presso un mulino ad acqua nella Valle dei Sacraonda, attratto dalla promessa che il lavoro lo manterrà isolato dalle altre persone. In questo frangente vediamo un Anduin ancora profondamente traumatizzato dalla sua esperienza nell’aldilà, nonché preoccupato di rappresentare una minaccia per altre persone. Tuttavia, finisce per sviluppare un’amicizia con il proprietario del mulino, Rodrik, che come veterano di guerra riconosce il fatto che Anduin mostra segni di disturbo da stress post-traumatico. Per renderci conto dello stato di Anduin, ci basti pensare che egli finisce anche per sviluppare un’amicizia con una volpe, ma cercando al tempo stesso di evitare di provare troppo affetto per lei rifiutandosi di darle un nome, il che si traduce nel chiamarla semplicemente Volpe.
Andando avanti nel racconto, con sgomento di Anduin, Rodrick viene ferito a morte durante un attacco di alcuni predoni. In quest’occasione, il giovane Re cerca di invocare la Luce per salvare il suo amico, ma non ci riesce. Con le sue ultime forze, Rodrick chiede quindi ad Anduin di prendersi cura della sua famiglia, cosa che il ragazzo promette di fare. Di conseguenza, Anduin finisce per trascorrere meno tempo isolato mentre soffre con la famiglia di Rodrick. Quando un altro attacco dei predoni li minaccia, aiuta a salvarli, brandendo Shalamayne contro gli aggressori ed in questa precisa occasione, durante il combattimento, che sente per la prima volta il Canto Radioso. Sapendo che deve rispondere alla chiamata, Anduin parte per seguire il misterioso Canto, affidando prima Volpe alla figlia di Rodrick.
Ora, mettendo da parte la storia in sé, nel corso del racconto ci è comunque fatto chiaro che il nucleo morale di Anduin, nonostante la sua “parentesi forzata oscura”, è tutt’ora intatto. Quando ad un certo punto si paventa l’ipotesi di uccidere la volpe, lui sceglie invece una soluzione pacifica. Uccidere una animale che rappresenta una minaccia per un pollaio in un ambiente contadino sarebbe considerata una cosa perfettamente morale e accettabile da fare, eppure qui vediamo che la natura, la morale di Anduin vince ancora. Nonostante tutto, il Re non riesce a togliere la vita ad un innocente, non importa quanto l’atto possa essere giustificato. D’altra parte, il fatto che Anduin combatterà se necessario per proteggere coloro che ama è dimostrato anche durante l’attacco dei predoni, quando li uccide senza esitazione.
È assodato che per Anduin non poter invocare la Luce rappresenti un fallimento (e lo abbiamo visto anche nelle anteprime di The War Within), ma questo non lo rende inutile. Sebbene non sia stato in grado di salvare la vita di Rodrick, lo vediamo comunque capace di fare ciò che ha promesso: mantenere la famiglia del veterano al sicuro. Più tardi, dopo aver combattuto i predoni, Anduin nota come Shalamayne sia ancora oscurata: nessuna luce splende più nella lama del padre. Ma ciò non ha impedito ad Anduin di maneggiare la lama con la stessa efficacia di Varian, esattamente per lo scopo per cui è stata creata: proteggere le persone che ama e di cui è responsabile.
Almeno per ora, Anduin non è in grado di invocare la Luce. Ma anche se lui stesso vede ciò come un fallimento, al tempo stesso lo sta rendendo più forte. Anduin sta imparando a conoscersi senza i poteri della Luce. Sta imparando a fare ciò che può, anche quando non ha l’aiuto cosmico (o divino…) e sta scegliendo di fare ciò che è giusto, anche quando non c’è la Luce a guidarlo.
Si parla molto dei mortali di Azeroth: ogni forza cosmica sembra esserne colpita e minacciata a vari livelli. Come sappiamo già Anduin riacquisterà la sua capacità di maneggiare la Luce (ormai sappiamo bene che Warcraft non è – o non è più – il dark fantasy in cui un personaggio principale rischia di soffrire per sempre di un debuff debilitante) ma oggi abbiamo anche scoperto come possano essere le singole capacità individuali, aldilà di religioni e fede, che rendono i personaggi davvero straordinari, illustrando al tempo stesso il motivo per cui i mortali di Azeroth sono così speciali.
IN ALTO: Anduin Wrynn. Illustrazione di Bayard Wu
N.B. Quest’articolo è una traduzione e rielaborazione di The Calling and Anduin’s Crisis of Faith – A Short Story Analysis