Non credo di sbagliare quando dico che tutti noi, ogni tanto e chi più chi meno, siamo vittime della nostalgia. Un sentimento che può far capolino in diverse forme: nei ricordi di un gioco, in un momento vissuto o anche in qualche cartone animato della nostra infanzia. E proprio qualche settimana fa, quest’ultima forma ha colpito me.
Quando ero piccolo, uno dei miei cartoni preferiti era Doraemon: lo trovavo incredibilmente rilassante e anche divertente, senza contare che aveva degli insegnamenti di fondo, per quanto un bambino potesse capirli. Vedere quell’imbranato pigrone di Nobita cacciarsi ogni volta in un guaio diverso proprio per la sua pigrizia mi faceva ridere, ma ero anche curioso di vedere quale sarebbe stato il ciuski di Doraemon che lo avrebbe salvato. I ciuski! Vedere questi oggetti futuristici era ogni volta una scoperta e a volte era persino lo stesso Nobita a chiederli al gatto spaziale, mosso anche lui da quella curiosità (e soprattutto dal desiderio di avere la vita facile). Erano in assoluto la parte che preferivo del cartone e fantasticavo anch’io su cosa avrei fatto con quegli strumenti incredibili. Persino ora, in età adulta, non disdegno di guardare un episodio se lo becco in TV, proprio perché vengo assalito da quel senso di nostalgia.
È stato così che qualche settimana fa mi sono imbattuto in Takopi’s Original Sin, un nuovo anime di cui avevo già sentito parlare benissimo, ma di cui non avevo mai approfondito gli aspetti. All’ennesimo post elogiativo, decido quindi di leggermi almeno la sinossi, che vi riporto qui di seguito:
“Un alieno ottimista dal Pianeta della Felicità incontra Shizuka, una ragazza triste per problemi a scuola e in famiglia. Con il suo cuore puro, la piccola creatura farà di tutto per riportare il sorriso sul volto della giovane.”
Il primo pensiero è stato automatico. “Sarà un clone di Doraemon, mi piacerebbe sicuramente”, mi sono detto. Non avevo idea di cosa mi aspettasse. Ma partiamo dall’inizio.
La prima, amara, differenza
Takopi’s Original Sin è un anime tratto dall’omonimo web manga composto da soltanto sei episodi, disponibili sia su Crunchyroll che su Prime Video.
Ora, di solito quando parliamo di serie o anime, non facciamo mai un riassunto dettagliato degli episodi, ma in quest’occasione è importante farlo per almeno la prima puntata di Takopi’s Original Sin e capirete da soli il perché.
Il primo episodio si apre con il ritrovamento del nostro alieno rosa da parte di Shizuka, una bambina di 9 anni che non ci sembra certo il ritratto della felicità. Ma il compito di Takopi – chiamato così da Shizuka per la sua somiglianza con un polpo – è proprio questo, come dice lui stesso: portare la felicità alle persone.
Come? Esattamente come faceva Doraemon, con quelli che qui si chiamano “strumenti Happy“, una serie di oggetti che sulla carta dovrebbero donare la felicità, come un paio di ali per volare o una macchina fotografica con il potere di tornare indietro nel tempo. Ma è qui che notiamo la prima, profonda, differenza tra Takopi’s Original Sin e Doraemon: Shizuka, a differenza di Nobita, rifiuta ogni strumento offertogli da Takopi. Questo stranisce non poco il piccolo alieno, che non comprende il motivo del rifiuto.
Durante questi giorni, comunque, Shizuka prende in simpatia Takopi, tanto da portarlo a casa sua. Qui, scopriamo che la bambina vive praticamente da sola, con genitori separati e una madre totalmente assente, troppo impegnata nel suo lavoro. L’unica compagnia per la piccola è il suo cane, Chappy, al quale è estremamente legata.
Tutto questo viene scoperto da Takopi, sempre più determinato a portare la felicità a Shizuka, o anche solo a farla sorridere. Un sorriso che la bambina abbozza proprio alla fine del sesto giorno. Ma nel tempo, letteralmente, di un battito di ciglia, cambia tutto.
Vediamo il volto della bambina che ha chiaramente subito un pestaggio e, soprattutto, vediamo in mano a Shizuka il collare di Chappy. Il campanello d’allarme per lo spettatore è immediato, ma non per Takopi, che, dopo che l’amica gli rivela di aver “litigato con una sua compagna”, le offre uno dei suoi strumenti: un nastro con il potere di far fare pace alle persone. Questa volta, Shizuka accetta il dono, ma chiede di usarlo da sola, cosa severamente proibita dalle regole. Takopi però si fida e la asseconda.
Tuttavia, la preoccupazione dell’alieno cresce, tanto che al tramonto decide di recarsi a casa di Shizuka per assicurarsi che stia bene. Ed è a questo punto, alla fine della puntata, che Takopi’s Original Sin svolta definitivamente e dà il primo, fortissimo, colpo allo spettatore. Il piccolo alieno trova Shizuka morta, impiccata al suo nastro. Uno strumento concepito per donare la felicità, usato per autoinfliggersi la morte. Takopi non capisce il perché di quel gesto e decide di tornare indietro nel tempo per aiutarla.
L’alieno che non conosceva le emozioni
La differenza tra Doraemon e Takopi, dopo questa prima puntata, è subito evidente. Mentre il primo, sebbene futuristico, conosce gli esseri umani, il secondo è un alieno in tutto e per tutto. Takopi viene dal pianeta Happy, il pianeta della felicità. Conosce solo la felicità. E basta. Non ha idea di cosa siano la tristezza, il dolore o qualsiasi altra emozione. Non conosce gli umani e come si rapportano a quelle emozioni. Takopi è un essere totalmente puro, massimamente ingenuo, completamente ignorante a livello emotivo.
Quello che lui compie durante le sei puntate dell’anime è un viaggio di scoperta della vita di Shizuka e, attraverso di essa, dell’emotività umana. Takopi scopre il vero problema della piccola: un bullismo costante e spietato, che l’anime non si sogna nemmeno di edulcorare. Umiliazioni, insulti e violenza ai danni di una bambina di 9 anni vengono mostrati senza filtri, il tutto in un contesto di totale abbandono familiare. Shizuka ha solo Chappy, la sua unica ancora di salvezza… che però le viene costantemente tolta.
Nonostante gli sforzi di Takopi di alterare gli eventi, la perdita di Chappy è un evento costante, praticamente inevitabile, che costringe l’alieno a cancellare le timeline e a riprovare. Almeno fino a quando, assistendo all’ennesima violenza subita da Shizuka, Takopi decide di difendere l’amica… colpendo Marina con la sua macchina fotografica temporale e uccidendola. Incredibilmente per Takopi (ma anche per lo spettatore) Shizuka finalmente sorride. È felicissima della morte della sua aguzzina e ringrazia l’amico alieno per averla liberata. Ma come affrontare quanto accaduto? Alterando di nuovo gli eventi? Impossibile, perché la macchina fotografica si rompe. Da quel momento in poi, non si torna più indietro.
Un viaggio di scoperta
Con l’aiuto di un altro personaggio, Naoki, un compagno di classe di Shizuka particolarmente bravo a scuola, si elabora un piano. Il cadavere di Marina viene nascosto e Takopi impersonificherà la bambina, per capire il motivo del suo comportamento. Qui viene introdotta un’altra tematica forte: quella delle aspettative familiari. Naoki, sebbene bravo, viene messo in costante confronto con il fratello maggiore. Questa situazione lo porta a vedere in Shizuka una figura quasi salvifica, l’unica persona che vede in lui non solo qualcuno di cui fidarsi, ma anche qualcuno a cui affidarsi*.
È proprio questo che porta Naoki a cadere vittima della manipolazione di Shizuka, assecondandola in ogni sua richiesta. Sarà solo un confronto con il fratello maggiore a farlo desistere e ad abbandonare il piano.
Takopi, intanto, ha l’occasione di “sperimentare” la vita umana nei panni di Marina, scoprendo che anche lei è una vittima, in mezzo ai continui litigi dei genitori, che si contendono il suo favore. E la stessa Marina subisce violenza da parte della madre.
Una volta venuta a galla la verità, Takopi e Shizuka raggiungono Tokyo… solo per scoprire che il padre della bambina si è rifatto una vita, ha altre due figlie e finge persino di non conoscerla.
Totalmente distrutta dal dolore, Shizuka chiede a Takopi se esiste uno strumento per uccidere le sorellastre, e di fronte al rifiuto dell’alieno, è quasi sul punto di ucciderlo. Ed è a questo punto, prima del finale, che abbiamo il vero plot twist della storia.
Il vero significato della felicità
Ci ritroviamo catapultati nel 2022, anno del primo vero arrivo di Takopi sulla Terra. Ma il piccolo alieno viene ritrovato da Marina. E passando tempo con lei, Takopi scopre il motivo delle sue sofferenze: Shizuka le porta via persino il fidanzatino, Naoki. Il giorno in cui Naoki dà buca a Marina per stare con Shizuka, la ragazzina ha un violento litigio con la madre, che la porta a ucciderla.
Deciso ad aiutare Marina, Takopi torna sul suo pianeta per chiedere di tornare indietro nel tempo per uccidere Shizuka, ma questo non è permesso. Il piccolo alieno, ormai deciso, torna indietro ugualmente… ma la sua memoria viene cancellata.
Riappropriatosi dei propri ricordi, Takopi si ritrova in estrema difficoltà. Ha conosciuto entrambe le bambine, ma nessuna delle due è davvero cattiva. Sono entrambe vittime degli eventi. Cosa fare allora? Dopo un ultimo saluto con Naoki, Takopi affronta Shizuka e finalmente capisce dove ha sbagliato.
Per tutta la durata dell’anime, il nostro piccolo alieno ha tentato di aiutare in un modo pratico, mancando di quello che davvero serve in situazioni simili, almeno in una primissima quanto fondamentale fase: l’empatia.
Shizuka, così come Marina, aveva bisogno di essere ascoltata, capita e poi aiutata. Ed è proprio questo il messaggio che Takopi’s Original Sin vuole veicolare, anche nel suo finale, nel quale l’alieno sacrifica la sua vita per tornare a quel primo giorno senza più la sua presenza. Sarà proprio il ricordo, la traccia lasciata da Takopi, a far riappacificare Shizuka e Marina. Lo scopo, non è quello di dire “ecco come raggiungere la felicità”, perché Takopi non può saperlo. Perché ha imparato che ogni essere umano è diverso e non esiste una ricetta universale. Quello che Takopi fa alla fine, è mettere Shizuka e Marina sulla strada per la felicità, ma sta solo a loro percorrerla. In conclusione, Takopi’s Original Sin è una piccola perla, sicuramente uno dei migliori anime del 2025, che affronta temi delicatissimi senza mai edulcorarne neanche uno, e con una narrativa che prende parecchio anche da Attack on Titan (e lo capirete anche da alcuni titoli delle puntate). È una storia bellissima e terribile, angosciante, che colpisce esattamente dove vuole e spinge tantissimo alla riflessione. L’unico neo, almeno per me, è stata la totale assenza di adulti non dico buoni, ma quantomeno “normali”. Averli resi tutti delle persone orribili non è molto credibile, ma ciò non toglie che vi straconsiglio la visione di questo anime. Ne vale assolutamente ogni minuto.
Takopi ha scoperto l’empatia e le emozioni che rendono tali gli esseri umani. È importantissimo che le riscopriamo anche noi, insieme a lui.